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Il mondo indiano

“India” è il nome di uno stato, ma è anche quello di una regione geografica che, per la sua vastità, la popolazione, l'omogeneità fisica, è stata definita un subcontinente. Complessivamente, il subcontinente indiano ospita più di un miliardo di abitanti (il 20% dell’intera popolazione mondiale), distribuiti su 4 milioni e mezzo di km2.
Il subcontinente indiano non è stato mai interamente unito politicamente, se non sotto la dominazione britannica. Oggi esso comprende molti stati:
• l’Unione Indiana
• il Pakistan
• il Bangladesh
• Sri Lanka (Ceylon)
• gli stati himalayani (Nepal, Bhutan)
• le isole Maldive.
L’Unione Indiana è stata spesso definita come la più grande democrazia del mondo. Essa ha, in effetti, un ordinamento parlamentare-democratico, anche se condizionato dal peso delle vecchie tradizioni, dal prestigio delle caste alte e da una diffusa corruzione. Resta il fatto, inconsueto in un paese del Terzo Mondo, che la democrazia ha funzionato, nella sostanza, per quasi un cinquantennio.
Il Partito del Congresso, che aveva guidato la lotta per l’indipendenza, ebbe un grande leader in Nehru. Egli avviò una politica di modernizzazione e di moderato socialismo nel rispetto della democrazia parlamentare, operò la nazionalizzazione di una parte consistente dell’industria di base e tentò di attuare la pianificazione dell’economia. Gli succedette la figlia, Indira Gandhi, che entrò in conflitto con le tendenze centrifughe dei diversi gruppi, che tentò di frenare con metodi spesso autoritari. Assassinata, le succedette il figlio Rajiv Gandhi, che ne ereditò il governo e la linea politica, ma fu a sua volta assassinato nel 1991.
Nel campo dell’ economia, il governo ha iniziato a smantellare il settore pubblico e il controllo statale e ha promosso una politica di privatizzazione e di liberalizzazione, aprendo ai capitali stranieri e dando impulso ai consumatori interni → molti osservatori ritengono che oggi l’India si trovi alle soglie di un vero e proprio boom economico, sia pure contrassegnato da disuguaglianze e squilibri.
In politica estera, a partire da Nehru, l’India ha seguito ufficialmente una linea di neutralismo e di non-allineamento. Ma contemporaneamente, soprattutto con Indira, essa ha mantenuto un rapporto privilegiato con l’URSS. Dopo la fine della Guerra Fredda, però, la diplomazia indiana ha cercato una nuova collocazione più equilibrata, sviluppando i contatti con l’Occidente e con gli USA. Sul piano regionale, l’India ha sempre cercato di affermare il suo predominio politico-strategico, rivendicando un ruolo di grande potenza, sia nel subcontinente sia in tutto l’Oceano Indiano.
NB: l’India è comunque considerata la quarta potenza militare del mondo, dopo USA, Russia e Cina.
Periodicamente, in occasione dello scoppio di crisi e di conflitti più o meno violenti, si torna a parlare delle minacce all’unità dell’India. È certo che le spinte centrifughe e le diversità sono assai forti e numerose:
1. lingue: esistono in India circa un migliaio di lingue, divise in prevalenza nei 2 grandi gruppi principali delle lingue indoeuropee del Nord e di quelle dravidiche del Sud. La più diffusa è l’ hindi: dopo l’indipendenza venne stabilito che l’hindi fosse la lingua ufficiale dell’India, temporaneamente affiancata all’inglese. Ma molti stati si sono opposti a questa soluzione, rivendicando il diritto di usare la propria lingua l’inglese continua a essere il principale veicolo di comunicazione a livello nazionale
2. religioni: esistono più religioni. L’ induismo è quella prevalente: circa l’80% degli indiani lo praticano. Ma i musulmani rimasti in India dopo la spartizione del 1947 e la nascita dello stato del Pakistan sono tanti, da fare dell’India il terzo stato musulmano del mondo. Ci sono poi fedeli di altre religioni autoctone (gianisti, buddisti, sikh) o venute da fuori (parsi zoroastriani, cristiani delle varie confessioni).
Il conflitto tra indù e musulmani è molto antico. L’Islam arrivò in India sia attraverso mercanti e pellegrini sia tramite ondate di conquista. Nell’Impero Moghul, periodi di relativa pace e di tolleranza religiosa si alternarono con altri caratterizzati invece da intolleranza e persecuzioni, violenze e guerre. In anni recenti, si è assistito a un preoccupante rigurgito di violenza tra indù e musulmani, conseguenza della crescita dell’intolleranza, del fondamentalismo e dei fanatismi all’interno di entrambe le comunità, a scapito delle tradizioni e delle forze più pacifiche e tolleranti
3. gruppi etnici: esiste una moltitudine di gruppi etnici, più o meno differenziati da tradizioni storiche o culturali, anche se, in molti casi, incroci e mescolanze hanno attenuato le differenze

Questo insieme di differenze e di divisioni ha fatto sì che l’India indipendente scegliesse una forma federale. Senonché, in uno stato potevano coabitare più gruppi etnici, oppure un gruppo etnico si trovava diviso fra più stati → ne sono nate rivendicazioni che hanno portato allo smembramento di alcuni stati e alla nascita di nuovi.
Ma ci sono ancora rivendicazioni che attendono di essere soddisfatte e che sono all’origine di tensioni e conflitti. I casi più gravi di conflitto sono quelli di:
Kashmir: è un territorio di grande importanza strategica, anche perché si estende nel punto in cui si incontrano i confini di India, Pakistan e Cina. Abitato in prevalenza da musulmani, ma governato da indù, venne diviso nel 1949, sotto il controllo dell’ONU, tra India e Pakistan, che se lo contendevano aspramente. La tensione ha continuato a crescere fino a dar luogo, a partire dal 1989, ad una vera e propria guerriglia, alimentata anche dall’ integralismo islamico. All’interno di questa guerriglia anti-indiana si fanno concorrenza i fautori di una indipendenza del Kashmir e quelli di una sua annessione al Pakistan, che li appoggia più o meno apertamente.
Panjab: si trova a sudovest del Kashmir e fu anch’esso diviso a metà fra India e Pakistan, al momento dell’indipendenza. Ha una popolazione costituita in prevalenza da Sikh. Le tradizionali rivendicazioni di una maggiore autonomia hanno dato luogo anche qui, negli anni ’80, a un conflitto armato, condotto da un movimento radicale e violento, fautore dell’indipendenza. Nel 1984, l’esercito indiano intervenne sanguinosamente nel Tempio d’oro di Amritsar, sacrario della fede sikh. Nello stesso anno, un gruppo di sikh assassinò il Primo Ministro Indira Gandhi, intendendo così vendicare l’oltraggio subito. Solo a partire dal 1992 sembra essere iniziata una svolta: il movimento radicale ha perso i suoi capi più prestigiosi, ma anche buona parte del favore di cui godeva presso una popolazione ormai stanca di violenze, mentre guadagnano terreno le forze governative e i Sikh più moderati, che non chiedono l’indipendenza, ma riforme.

L’India appare, da qualunque angolo la si guardi, come un paese di grandi contrasti:
Geografici, naturali, perché si passa dalle montagne più alte della Terra ad estese pianure, così come dalla siccità estrema alle inondazioni più disastrose
Sociali: per molto tempo, l’India è apparsa come una terra di grande povertà. Tutto questo non è scomparso, alla povertà di un tempo si è aggiunta la nuova povertà delle città di baracche che costeggiano le grandi metropoli, nelle quali il sogno di migliorare le proprie condizioni ha attirato, dalle campagne, milioni di persone. Tuttavia, questa situazione si sta modificando abbastanza rapidamente e sarebbe errato considerare l’India soltanto come un paese povero ed arretrato. La ricerca scientifica è avanzata nei campi della fisica (oltre a possedere l’atomica, l’India ha suoi satelliti nello spazio), della matematica, dell’ informatica → da qualche tempo, per sfruttare direttamente in loco questa grande ricchezza, diverse grandi società del settore hanno scelto di installare propri impianti, associate o centri studi in India, soprattutto attorno alla città di Bengalore, che è diventata vera e propria capitale del mercato dell’elettronica e dell’informatica. L’India esporta software negli USA.
Negli ultimi anni, dopo che il governo ha aperto all’iniziativa privata e agli investimenti stranieri, l’industria moderna sta conoscendo uno sviluppo assai rapido in molti campi. Questo è dovuto certamente dal costo assai basso della manodopera, ma anche dall’esistenza di un mercato interno abbastanza vasto, formato da circa 200 milioni di membri di una borghesia considerata benestante.
La condizione femminile: la cultura indiana più antica onorava le donne e riservava loro un posto importante della famiglia e nella società. Solo nei primi secoli della nostra era l’irrigidirsi del sistema delle caste e l’aumentata funzione del controllo della famiglia portarono a un graduale peggioramento della condizione femminile: comparvero la poligamia, il divieto di risposarsi dopo la morte del marito, l’usanza del matrimonio infantile. Più tardi, l’avvento della cultura islamica comportò un’ulteriore accentuazione dell’inferiorità delle donne nelle famiglie: le figlie femmine finirono per essere considerate un peso inutile  si diffuse l’ infanticidio femminile.
Già sotto il dominio inglese era stata abolita la sati = costringe le vedove a seguire il marito morto sul rogo e nella tomba.
Dopo l’indipendenza, nel 1955 si introdusse il divorzio e si abolì la poligamia, salvo che per i musulmani, che potevano sposare fino a 4 donne. In seguito, si abolì il divieto fatto alle vedove di risposarsi e si vietarono i matrimoni combinati fra bambini, stabilendo un’ età minima per il matrimonio. Nel 1961 si abolì l’obbligo legale della dote.
Cosa è stato di questi provvedimenti?
La sati, benché fuorilegge, è ancora praticata
Il divorzio è messo in pratica solo dallo 0,1% delle coppie indiane, perché comporta disapprovazione sociale e gravosi obblighi economici
La poligamia è in effetti quasi scomparsa, anche tra i musulmani
Le vedove, per legge, possono risposarsi, ma se lo fanno vengono malviste e osteggiate  non lo fanno quasi mai
Soprattutto nelle campagne, i matrimoni tra bambini si svolgono ancora
Quanto alla dote, essa rappresenta oggi l’aspetto forse più tragico della condizione femminile. Esiste oggi una vera e propria “borsa” dei potenziali mariti: più è elevato il loro stato sociale, più è elevata la dote richiesta. Spesso, a matrimonio già concluso, la famiglia del marito è insoddisfatta e chiede ancora: se la famiglia della sposa non può più dare nulla, la ragazza viene uccisa, per lo più dal marito e dalla suocera, bruciata viva. Spesso i colpevoli rimangono impuniti, grazie alla connivenza della polizia e dell’amministrazione.
Da qualche tempo, esistono in India movimenti e riviste femministe assai attive e dotate di un seguito che non si riscontra in altri paesi asiatici o africani. Tuttavia, il cammino della donna indiana verso la parità dei diritti è ancora lungo.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
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