Tecniche per analizzare l'efficienza
Attraverso due gruppi:
1. metodologie econometriche;
2. metodologie matematiche (es. DEA: data envelopment analysis).
Entrambi sono detti metodi di frontiera, cioè metodi che consentono di comparare l'efficienza di una struttura non rispetto ad una media o uno standard ma rispetto alla frontiera delle possibilità produttive efficienti potenzialmente raggiungibile da tutte le unità.
Le strutture A e B sono efficienti, D e C sono, invece, inefficienti. Per costruire la frontiera delle possibilità produttive, prendo le strutture di mio interesse, vado a vedere dove sono collocate nel profilo e poi – collegando i punti più esterni – creo la frontiera. Prende vita, così, un' analisi di efficienza relativa in quanto valuto l'efficienza delle strutture in base a tutte le strutture che ho. Per migliorare quelle peggiori, lavoro sulla distanza tra le strutture che lavorano meglio e quelle che lavorano peggio.
Le metodologie econometriche sono anche dette parametriche, perchè richiedono l'esplicitazione a priori si una funzione di produzione dei servizi ospedalieri; le metodologie matematiche sono dette non parametriche, ovvero si caratterizzano per l'impossibilità di definire a priori una funzione di produzione: viene costruita valutando tutte le strutture che ho. Negli ospedali specialistici, i metodi parametrici sono più facili da applicare; ma in ospedali multiprodotto i metodi non parametrici sono più adatti per studiare l'efficienza.
La DEA è una tecnica non parametrica, molto usata in economia sanitaria; si basa sul concetto di efficienza relativa (tra un gruppo di strutture) ed ha un vantaggio: non richiede l'indivduazione della funzione di produzione.
La DEA consente di aiutare gli ospedali meno efficienti a migliorarsi, poiché porta come esempio l'ospedale che lavora meglio.
Primi lavori: Shermann, nel 1984, ha svolto il primo test empirico sull'efficienza degli ospedali in riferimento agli ospedali di insegnamento.
Per capire meglio cosa è la DEA, prendiamo la descrizione fatta da Rebba e Rizzi nel 2001: per ogni generico ospedale J – con output K e input I – quello che misuro è un indicatore EJ, che è uguale al rapporto fra la sommatoria degli output e quelle degli input. Io voglio dare “E” ad ogni ospedale compreso tra 0 (ospedale inefficiente) e 1 (ospedale efficiente). Se sviluppo la formula dell'indicatore “E” avrò gli output a numeratore e gli input al denominatore; ad ognuno di essi viene affiancato un peso. Il risultato che ottengo è un “E” compreso tra 0 e 1 per ogni ospedale; tutte le strutture con E=1 sono sulla frontiera delle attività produttive; tutte quelle con E=0 sono al di sotto della frontiera e, quindi, inefficienti. Va sempre ricordato, comunque, che io vado a valutare l'efficienza tecnica delle strutture e non la qualità delle prestazioni.
La DEA non permette di differenziare le strutture poiché tutte quelle sulla frontiera sono efficienti e quelle al di sotto, invece, inefficienti. L'entità dell'inefficienza è misurata dalla loro distanza alla frontiera stessa. Per un risultato accurato, la DEA richiede in genere che il confronto venga fatto da almeno 10 strutture.
La DEA in Italia: già a partire dalla fine degli anni '70 si segnalano alcuni tentativi di indagare il grado di efficienza degli ospedali. Pioneristico è lo studio di Zamprogna. In generale, questi studi possono essere di tipo cross action ( di durata pari ad un anno) o Panel (di durata pari a due anni) (leggere slide 55-68, lavoro di Fabbri per banca italia).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Angela Tiano
[Visita la sua tesi: "Cittadinanza, politiche sociali e omosessualità: evoluzioni e prospettive"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Sociologia
- Esame: Sociologia della salute e degli stili di vita
- Docente: C. Ugolini
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