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La guerra delle parole tra Washington e Caracas e la sicurezza energetica statunitense


Prima dell’appello della Rice a isolare il Venezuela, il 2006 si era aperto con un crescendo i contrasti. Oltre che nella Nss 2006, anche nella quadriennal defense review (qdr), l’aggiornamento del piano per la difesa, gli estensori giudicavano il risorgere di movimenti autoritari e populisti in alcuni paesi come il Venezuela, una fonte di instabilità politica ed economica.
Caracas iniziò a rafforzare le risorse difensive.
Nel 2006 le autorità americane non permisero al governo spagnolo di vendere al Venezuela aerei militari equipaggiati con tecnologia statunitense perché l’acquisto di tali materiali avrebbe accresciuto l’instabilità regionale.
La risposta di Chavez non si fece attendere e disse che la mossa di Washington era un atto di orrorifico imperialismo e minacciò che avrebbe tagliato le forniture di petrolio che il Venezuela forniva al paese.
Un nuovo elemento di tensione peggiorò il clima. Chavez avvertì l’ambasciata statunitense a Caracas che il suo paese avrebbe espulso l’attachè navale John Correa, accusato di passare informazioni riservate venezuelane agli Usa. Gli Usa allora espulsero dall’ambasciata di Caracas a Washington la responsabile dello staff dichiarandola persona non grata.
Il ministro del petrolio venezuelano Ramirez disse che il suo paese si stava preparado a diversificare i mercati di vendita del greggio per ridurre la dipendenza dagli acquirenti statunitensi incrementando le esportazioni verso la Cina.
Gli Usa dissero che il Venezuela avrebbe commesso un grave errore se avesse tagliato le forniture di petrolio agli Usa per inviarlo ad altri mercati e se l’avesse fatto avrebbe affrontato un notevole incremento dei costi.
Poi Morales nazionalizzò le risorse di gas del paese, decisione che costrinse le nazioni più dipendenti dalle risorse boliviane a pagare di più le stesse quantità di energia. Tale scelta indusse Bush a dare maggior impulso alla sua politica energetica. Bush e Putin firmarono un accordo per la reciproca cooperazione nell’uso civile dell’energia atomica. Si impegnarono a garantire la massima libertà di accesso alla tecnologia nucleare per i paesi in via di sviluppo accordandosi per una divisione dei compiti.
Gli alti prezzi del petrolio indussero gli Usa a pensare di sviluppare non solo l’energia nucleare ma anche l’uso dell’etanolo come combustibile vegetale. Gli alti prezzi degli idrocarburi rendevano competitive tali fonti energetiche. Il recente successo in questo campo del Brasile era un esempio importante e l’amministrazione decise di incrementare i fondi per lo sviluppo di energie pulite e e rinnovabile ma anche di approfondire le relazioni commerciali ed economiche con il Brasile. Ad accelerare l’urgenza di una nuova politica energetica americana intervenne anche la decisione di Chavez di bloccare la distribuzione del petrolio presso 1800 stazioni di distribuzione sul territorio americano.
Poi la Casa Bianca vietò la vendita di armi al Venezuela per la sua scarsa cooperazione alla lotta al terrorismo. Poi con un occhio alle elezioni presidenziali iniziò a finanziare le forze di opposizione a Chavez. Gli Usa avevano deciso di sobillare vaste proteste popolari contro il processo elettorale e contro il governo per causare caos e instabilità secondo un corso d’azione strutturato in 3 parti:
1. garantire adeguato sostegno alla candidatura del rappresentante dell’opposizione Rosales pilotando i sondaggi d’opinione in modo da attribuire a Rosales una buona percentuale di intenzioni di voto
2. usare i mass media in gran parte ostili a Chavez per creare la percezione che le elezioni si sarebbero svolte in maniera fraudolenta
3. convincere una quantità di persone sufficienti a scendere in strada per generare una sensazione di possibile mutamento di regime.

Tratto da AMERICA LATINA E STATI UNITI di Filippo Amelotti
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