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Valutazione del rischio di effetti trasmissibili

La valutazione del rischio di effetti trasmissibili richiede l’impiego di sistemi sperimentali in vivo, capaci di individuare direttamente l’induzione di eventi mutageni o l’interazione dell’agente con le cellule germinali. L'effetto genetico trasmissibile è valutabile nel sistema di classificazione degli agenti mutageni dell'Unione Europea, a cui corrispondono specifici simboli di pericolo e frasi di rischio. Ad esempio:
Nella Categoria 1: abbiamo tutte quelle sostanze note per gli effetti mutageni nell’uomo (T, tossico; R46: Può causare danni genetici ereditabili);
Nella Categoria 2: abbiamo tutte quelle sostanze da considerare come mutagene nell’uomo (T, tossico; R46: Può causare danni genetici ereditabili);
Nella Categoria 3: abbiamo tutte quelle sostanze da considerare con sospetto per possibili effetti mutageni nell’uomo (Xn, nocivo; R68: Possibile rischio di effetti irreversibili).
Quindi, le sostanze sono allocate in una di tre categorie in base al tipo e al peso dell’evidenza sperimentale disponibile, piuttosto che in base alla potenza mutagena. Le prime due categorie comprendono le sostanze mutagene per l’uomo o ritenute tali in base ad adeguati studi su animali, la terza le sostanze da considerarsi con sospetto per il potenziale mutageno in base a evidenze più limitate. Sostanze non mutagene, o con dati limitati o inadeguati, non vengono classificate. Comunque, risultano essere classificati in tre categorie anche i criteri operativi per la classificazione degli agenti mutageni:
nella categoria 1: abbiamo l'evidenza di effetti trasmissibili sull’uomo in studi epidemiologici;
nella categoria 2: vengono raggruppate alcune sostanze che hanno riportato risultati positivi in test di mutagenesi o genotossicità nelle cellule germinali (test dei loci specifici, traslocazioni ereditabili, letali dominanti, test citogenetica su spermatociti/ spermatogoni, test di danno/riparazione del DNA, e altre sostanze che hanno riportato risultati positivi in test su cellule somatiche in vivo accompagnati da chiara evidenza di esposizione delle cellule germinali;
nella categoria 3: troviamo le sostanze che hanno riportato risultati positivi in test di mutagenesi o genotossicità nelle cellule somatiche in vivo (test citogenetica, spot test, test di danno/riparazione del DNA), usualmente accompagnati da risultati positivi in test in vitro.
La valutazione qualitativa delle proprietà mutagene e la conseguente classificazione portano comunque all’applicazione di misure restrittive e di segnalazione del pericolo, che rientrano nelle aree di competenza del risk management e risk communication, che hanno il fine di minimizzare l’esposizione umana.

Tratto da CITOGENETICA E MUTAGENESI AMBIENTALE di Domenico Azarnia Tehran
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