Concezione pedagogica in Antica Roma e diritto romano
Concezione pedagogica in Antica Roma e diritto romano
E' sacrilegio danneggiare la patria e il cittadino poiché egli è parte della patria quindi va educato. Dal diritto di cittadinanza erano esclusi gli schiavi, i bambini e le donne che erano sottomessi all’autorità del pater familias = autorità totale. Nel diritto romano, il potere del pater familias non aveva limiti. Il resto della famiglia dipendeva da lui. Era padre, sacerdote, giudice, educatore di tutta la famiglia nel senso più ampio del termine. Patria potestà: potere del padre sui figli e sulla donna che entrava a far parte della famiglia (protettore e signore assoluto). Le bambine andavano in spose a 12 anni. Pertanto al pater falimias erano sottoposti giuridicamente non solo la moglie, ma anche figli generi nuore, gli schiavi con le loro famiglie. Era permesso l’infanticidio per i figli illegittimi e per le femmine. I bambini non erano importanti fino ai 6-7 anni. Anche presso i romani i bambini venivano immobilizzati dalle fasciature fino ai due anni: si credeva che il parto alterasse le deboli membra del neonato e che bisognasse proteggerle fino a quando avessero raggiunto una sufficiente consistenza. I figli non venivano allattati dalle madri ma assegnati appena nati alle balie e alle serve con cui vivevano i primi anni. L’alto indice di natalità e le fragili speranze di vita diminuivano il valore assegnato dal mondo antico ai bambini -> l’infanzia non godeva di una propria identità per cui era una tappa da attraversare con la maggiore rapidità possibile, da abbreviare e da sostituire al più presto con norme di condotta adulte. Opinione diffusa presso i romani era che nei primi sette anni di vita il bambino fosse incapace di apprendere le discipline, per questo fino a quell’età veniva affidato ai servi. Su tale mentalità non ha alcuna influenza il pensiero di Quintiliano (35-95 d. c.) che anticipa di molti secoli la psicologia moderna, valorizzando l’importanza educativa dei primi anni di vita. Secondo lui le sensazione dei primi anni si imprimono in maniera indelebile condizionando il futuro. Il Cristianesimo modifica la concezione del bambino, ritenuto un modello da imitare. Tuttavia per S. Agostino il bambino è un essere da correggere, per via del peccato originale.Continua a leggere:
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Dettagli appunto:
- Autore: Selma Aslaoui
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Esame: Storia delle teorie dell'infanzia
- Docente: Tiziana Pironi
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