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Il sistema dei ceti


Anche il sistema dei ceti degli stati feudali aveva una struttura di diseguaglianza molto rigida basata sul valore del sangue. Era la nascita, il ceto a cui si apparteneva per nascita, e non la ricchezza a classificare le persone, e a collocare in alto o in basso nella gerarchia sociale.
Tutte le strutture tradizionali di diseguaglianza avevano una caratteristica comune: poiché le diseguaglianze tra le persone non erano modificabili, e ognuno era destinato quasi sempre a rimanere dalla nascita alla morte sempre nello stesso gruppo, si sono sviluppati sofisticati sistemi di legittimazione religiosa dell'ordine e della gerarchia sociale. La giustificazione religiosa delle disuguaglianze inizia a sgretolarsi man a mano che l'affermarsi dell'industria del capitalismo, e della rivoluzione inglese francese, fanno emergere nuovi valori legati all'idea che tutti gli uomini nascono eguali. Il valore dell'eguaglianza è strettamente legato a quello dell'individuo: l'individuo libero dal successo di appartenenza, avrebbe potuto con le proprie capacità e con la ragione, cambiare il suo destino.
Dal XVII secolo entrano in campo teorie e dottrine filosofiche religiose che rovesciano la tesi della naturalità della diseguaglianza in quella dell'uguaglianza, e iniziano a domandarsi il perché esistano ancora situazioni di subordinazione e di diseguaglianza (Rousseau: l'uomo è nato libero ed è ovunque in catene). Ora le diseguaglianze venivano considerate come prodotto della storia e degli uomini e pertanto potevano essere modificabili da loro stessi.
Marx (1818-1873) non definì mai in maniera precisa il concetto di classe, anche se le classi sociali sono al centro della sua opera. Esse hanno un fondamento economico, in quanto dipendono dalle forme di proprietà e di controllo che caratterizzano le relazioni di produzione.
Per Marx nella società capitalista ci sono due classi principali:
1) la borghesia, proprietaria dei mezzi di produzione;
2) il proletariato, che possiede solo la propria forza lavoro ed è costretta a venderla per sopravvivere.
Anche se per Marx borghesia e proletariato erano i motori dello sviluppo storico, in quanto è dalla loro lotta e della vittoria del proletariato sulla borghesia che sarebbe emersa una società senza più classi, nei suoi lavori si interessa maggiormente delle articolazioni all'interno di una stessa classe. Per Marx le classi sociali erano un gruppo di persone omogeneo che condivide gli stessi interessi, gli stessi valori e la stessa concezione del mondo.
Sono quindi dei soggetti potenzialmente collettivi. Distingueva inoltre tra:
-classi in sé, che individuava la collocazione oggettiva delle persone all'interno di rapporti di produzione;
-classi per se, che faceva riferimento alla dimensione soggettiva, cioè alla presa di coscienza degli individui di appartenere a una comunità e di avere interessi e finalità comuni.
Solo il passaggio da classi in sé a classi per se, avrebbe costituito un attore sociale in senso proprio, un'identità collettiva capace di mobilitare le proprie risorse per raggiungere le proprie finalità. Marx offrì una spiegazione dell'emergere della coscienza umana, centrale nel materialismo storico, che può essere considerata separatamente dalla sua teoria dell'ideologia intesa come falsa coscienza, ed errore.
Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive, materiali.

Tratto da SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Manuela Floris
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