Gruppo centrato sul leader

La leadership autoritaria, tuttavia la stessa, considerata in termini di setting, risulta in alcuni casi funzionale nel senso che è l’unica possibile come nella gestione dei macro-gruppi.
E’ difficile immaginare 100 persone che partecipano ad una discussione. E’ assodato che aumentando il numero di persone diminuisce il  numero di colori quali prendono la parola.
Pensare che un macro-gruppo possa decidere in rapporto paritario è una follia. L’unico modo per decidere insieme è quello che ci sia qualcuno che diriga. Ma anche questo può essere fatto in molti modi. Operare in questo modo è una necessità anche quando i tempi sono ridotti, e nella società attuale questo capita spesso. Questo modello è più funzionale all’obbedienza (yes man)piuttosto che all’autonomia e alla cooperazione. La quantità va a svantaggio della qualità  (es l’insegnante che corre con il programma a scuola).
Il modello comporta anche la reiterazione: si fa come si è sempre fatto. Questo a sua volta può diventare un sistema rigido piuttosto che flessibile.
C’è controllo dove manca la fiducia (devo controllare che lavori).
Ci sono due opzioni: puntare sulla quantità o sulla qualità. Nel secondo caso questo comporta capire le esigenze ed i bisogni ed adeguarsi di conseguenza essendo flessibili. Sul piano delle relazioni umane sono due cose molto diverse.In ogni caso caso entra sempre in gioco l’identità. La leadership autoritaria fa parte dell’opzione uno: devi, ti impongo (questa cosa deve entrarti in testa per forza, dice l’insegnante per vincere sull’alunno, mai risultati definitivi anzi contrari. Infatti è dimostrato che più aumentano gli anni di carcere maggiore è la probabilità di recidiva. Saddam Hussein alla fine ha eliminato anche i suoi fedeli perché non si fidava di nessuno. L’identità difensiva comporta la ripetitività,idem, invece che rimettersi in discussione e saper ridefinire il proprio ruolo,out che può anche significare il pensarsi in maniera diversa.) nel secondo caso comporta il cambiamento.