L’acqua viva e morta, debole e forte nei racconti delle fate
L’acqua viva e l’acqua morta non sono antitetiche ma si completano a vicenda.
Le rappresentazioni dell’antichità classica che si riconnettono presso i greci con la fede in una vita ultraterrena si associavano con la rappresentazione di due tipi di acque del regno sotterraneo :
Non è vigilata e non rappresenta nessun beneficio per il defunto. È l’acqua viva , per i morti che non entrano nell’inferno ma ne tornano.
È vigilata e il morto viene interrogato prima di ricevere l’acqua. È un beneficio per il morto, è l’acqua morta che lo calma quindi gli dà la morte definitiva o il diritto di dimorare nelle regioni dell’Ade.
Questo spiega il perché il defunto viene spruzzato prima con acqua morta e poi con acqua viva, in quanto quella morta finisce per ucciderlo, lo trasforma in un morto. -> è una specie di rito funebre corrispondente all’atto di cospargere il cadavere di terra. Solo dopo ciò egli è un vero morto e non più un essere tra i due mondi.
Sia la maga che il serpente sono i custodi dell’ingresso nel mondo dell’aldilà => il serpente sta a guardia del fiume e del ponte che conducono nel regno lontano, l’acqua forte sta a destra del ponte quella debole a sinistra. Queste acque vengono scambiare prima della battaglia, l’eroe beve l’acqua forte, uccide il serpente e penetra nell’altro regno.
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Dettagli appunto:
- Autore: Selma Aslaoui
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Esame: Antropologia Culturale
- Docente: Maria Cristina Citroni
- Titolo del libro: Le radici storiche dei racconti di fate
- Autore del libro: V. Propp
- Editore: Boringhieri
- Anno pubblicazione: 1985
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