L’isolamento del bambino autistico
L’incapacità sociale degli autistici si mostra evidentemente nelel interazioni a vie. Non sono tot privi di interessi e risposte sociali, per es. nella cura di sé e semplici abilità quotidiane (sicurezza per strada, attività domestiche vanno abbastanza bene), ma peggio nella comunicazione interpersonale (partecipare, collaborare, prendere in prestito, restituire); incapaci di apprezzare le reazioni emozionali degli altri e di esprimerle in modo significativo.
Apprendere ad essere sociali
Tutti gli autori concordano sul fatto che il disturbo sociale dell’autismo è duraturo nonostante i cambiamenti del comportamento. Verso 3-5 anni l’isolamento dal mondo degli altri è particolarmente netto, la famiglia sottolinea la mancanza di risposte emozionali. La difficoltà/assenza di linguaggio è un forte impedimento per la socializzazione più è difficile applicare l’approvazione/disapprovazione sociale perchè non sembrano capaci di valutare le intenzioni che stanno dietro a questi controlli del comportamento (x es. si rattristano dietro un piccolo rimprovero e ne ignorano uno importante). Dai 5 anni solitamente netto miglioramento delle abilità sociali, aumento della socializzazione anche se resta difficile apprendere come ci si comporta in modo appropriato con gli altri. Non provano senso di modestia, vergogna, colpa, il comportamento pubblico = a quello provato, non c’è comprensione dei tabù sociali.
Il mito dell’evitamento dello sguardo: i soggetto autistici non distolgono lo sguardo, ma ciò che è disturbato nelle relazioni è che lo sguardo non è usato per la comunicazione (non incrocia né distoglie lo sguardo al momento giusto). Lo sguardo è importante nella comunicazione, appartiene alle competenze sociali, ci sono diversi tipi di sguardi e il significato risiede negli stati mentali condivisi dalle persone = incapacità di usare il linguaggio degli occhi è diverso dall’evitare lo sguardo, è strettamente legato alla consapevolezza delle altre menti.
Le risposte sociali nell’infanzia
Il bambino normale è capace di produrre risposte sociali fin dalla 1°infanzia, per es. sorriso, preferenza per facce umane, paura per estranei (indica capacità di discriminare volti diversi e di attaccamento per quelli familairi), protendersi verso madre, adagiarsi al suo corpo, grida di gioia, scambio di sorrisi, vocalizzi, risposte corporee. L’interazione reciproca cresce sempre più via via con apprendimento del linguaggio.
Nell’autismo deficit di quell’impulso innato a socializzare, ma non sempre assenti i segni sociali. Questo deficit si trova anche nei ritardi mentali senza autismo, è possibile che sia proprio il ritardo mentale, più dell’autismo, responsabile delle scarse capacità di risposte sociali..
Attaccamento: si basa su reazione all’estraneo (gli effetti dell’attaccamento: netto aumento delle interazioni spontanee con madre, reazioni di disagio quando la madre va via e gioia quando ritorna). Situazione applicata con autistici di 2-5 anni, studi che non rivelano differenze con bambini ritardati non autistici: gli autistici mostravano un lieve ma significativo aumento di risposte sociali verso madre nel ricongiungimento.
Attenzione condivisa: anche se non sono privi di risposte sociali, le loro interazioni hanno qualcosa di tipico. I soggetto normali a 10 mesi circa iniziano a indicare le cose alle persone probabilmente con scopo di condividere l’attenzione /funzione esclusivamente comunicativa), indicano che qualcosa è rilevante non solo per loro, ma anche per altre persone. L’attenzione condivisa manca nell’autismo, non mostrano mai l’atto di indicare, è la prova dell’incapacità di riconoscere le altre menti; se si desidera condivider ei propri stati mentali con un’altra persona, si comunica a parole o fatti ciò che è importante nel proprio vissuto, l’indicare un ogg è più di una semplice informazione, è la scelta di un ogg come obiettivo di un particolare stato mentale.
Il bambino autistico non fa distinzione tra ciò che sta nella sua mente e quella altrui e non si pone il problema di condividere un contenuto mentale: la presenza dell’attaccamento in soggetto autistici dimostra che sono in grado di distinguere persone familiari da estranee, quando riconosce l’esistenza degli altri in quanto singole persone, ma difficoltà a riconoscere che le altre persone abbiano menti indipendenti.
La comprensione delle emozioni
Gli autistici mostrano una specifica difficoltà nel riconoscere le emozioni (capacità indipendente da quelle intellettive generali, strettamente legata a un meccanismo innato che consente le relazioni affettive). Probabilmente questi bambini hanno una concezione inadeguata dei sentimenti perchè hanno una concezione inadatta di tutti gli stati mentali: incapacità di cogliere il modo in cui si possono esprimere i sentimenti, è parte di un deficit cognitivo più generale relativo al riconoscimento degli stati mentali.
L’espressione delle emozioni: anche gli autistici fanno risatine felici o attacchi d’ira, sono prova della capacità di esprimere emozioni, si osserva una scarsa gamma di espressioni facciali, postura corporea rigida, voce monotona, mancanza di vero interesse per comunicazione.
Gesti: l’autistico usa l’adulto o parte del suo corpo come strumento per es. per prendere un ogg più stranezza/povertà di gesti. Non fanno uso di gesti espressivi (usati nella comunicazione complessa per trasmetter estati della mente o sentimenti come imbarazzo, simpatia). Per esprimere sentimenti relativi alla propria valutazione di qualcosa è necessaria una comunicazione intenzionale (empatia).
Empatia: il disturbo sociale dell’autismo non è né globale né statico, non si impegnano a condividere l’attenzione, comprendono con difficoltà i sentimenti e li esprimono in modo particolare = mancanza di empatia (indifferenza per problemi altrui, incapacità di offrire/ricevere conforto, sapere cosa pensa/prova un’altra persona, condividere reazioni emotive). Empatia intesa come riconoscimento delle differenze interpersonali e capacità di adottare lo schema mentale altrui.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Antonella Bastone
[Visita la sua tesi: "L’anoressia mentale in adolescenza: analisi multidimensionale dell'autostima"]
[Visita la sua tesi: "Corpo, modelli estetici e disturbi del comportamento alimentare. Un’interpretazione socioculturale."]
- Università: Università degli Studi di Torino
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Esame: Psicopatologia dell'età evolutiva
- Docente: Prof.ssa Chiara Muttini
- Titolo del libro: L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA
- Autore del libro: Uta Frith
- Editore: Laterza
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