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L’alcolismo


Non si discosta molto dalle tossicodipendenze, ma si differenzia molto sul piano sociale (ha effetti più disgreganti). Per il mondo occidentale è una droga legale: facilita la diffusione rendendolo un fenomeno di massa, ne ostacola la repressione, minimizza i pericoli. L’alcol è disponibile a tutti, economicamente accessibile e svincolato da limitazioni sociali e morali. Il bere è una consuetudine recepita generalmente in modo positivo dalla nostra società, è un elemento di aggregazione rispetto alle norme del gruppo, è veicolo d’incontro e socializzazione. Invece provoca danni seri (disgregazione nucleo familiare, deterioramento rapporti sociali, assenteismo sul lavoro, incidenti stradali). È un problema soprattutto dell’età adulta, provoca dipendenza psichica ma non fisica. Si distingue l’alcolismo:
•    Acuto: stato di ebbrezza con effetti disinibenti a cui segue inibizione (euforia o tristezza, sonno) non è una situazione rilevante per la psichiatria. In alcuni casi l’ebbrezza mette in luce caratteristiche di personalità patologiche come aggressività e violenza, comportamenti criminosi:il medico deve stabilire se è aggravante (aveva intenzione di compiere l’atto e ha bevuto per facilitarlo) o attenuante (esiti non previsti)
•    Cronico: eccesso di alcol che viene abitualmente consumato, il soggetto non arriva all’ubriachezza, non ha bisogno di aumentare la dose perché col tempo l’alcol passa più velocemente attraverso la mucosa dello stomaco

 Motivazioni: per ottenere l’effetto di disinibizione, provvisoria euforia, facilitare la socializzazione.

Tratto da IGIENE MENTALE. PSICHIATRIA E PREVENZIONE. di Antonella Bastone
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