Politica e Media
nell'età
contemporanea
Appunti di Gaia Grazia Serra
Università degli Studi di Bologna
Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione
Esame: Politica e Media nell'età contemporanea
Docente: Matteo Pasetti
A.A. 2021/2022APPUNTI DI POLITICA E MEDIA NELL' ETÀ CONTEMPORANEA
Introduzione
Nella società di massa, tutti i soggetti della vita politica devono comunicare, perché
hanno bisogno di stabilire un rapporto coi cittadini, al fine di ottenere e mantenere il
consenso. Una caratteristica basilare della comunicazione politica è la pluralità dei
linguaggi: retorica, ovvero centralità della "parola", linguaggio del corpo, forme rituali
(cerimonie, celebrazioni, congressi, feste pubbliche, ecc.), apparati iconici e simbolici
(immagini, colori, bandiere, divise, stemmi, ecc.).
- Propaganda: è una forma di comunicazione politica che ha l'obiettivo di diffondere
idee, convincere il pubblico, plasmare le coscienze, indirizzare i comportamenti. Il
termine è di origine religiosa (deriva dalla Congregatio de Propaganda Fide, istituita
da papa Gregorio XV nel 1622), entra nel vocabolario politico con una connotazione
negativa, perché utilizzato per mettere in risalto gli intenti manipolatori di chi la
pratica (fine di evangelizzazione). In realtà, è praticata sistematicamente dalle
dittature di massa, ma anche da partiti e governi che operano in sistemi democratici
pluralisti. Dopo, nell’età contemporanea si sdogana l’accezione negativa del termine
e si considera più simile alla pubblicità, parleremo infatti di pubblicità commerciale.
- Informazione: è un’ attività di comunicazione giornalistica volta a informare il
pubblico sulle vicende relative all'attualità (anche politica). Il termine è di origine
remota (dal verbo latino informare,"dare forma alla mente", "istruire", "insegnare"),
usato di solito con accezione neutra. In realtà, nessuna modalità di informazione è
del tutto oggettiva, ma è sempre espressione di un punto di vista. Questo porta al
paradosso della faziosità e della credibilità, ci sarà sempre un po' di propaganda
anche nei contenuti di informazione. I media veicolano discorsi politici, ma non
vogliono convincere, nonché informare.
Per quanto riguarda la democrazia, è difficile capire quando finisce l’informazione e
inizia la propaganda.
Benchè con l'avanzare della modernità la comunicazione politica sia diventata un
fenomeno via via più complesso, l'esigenza di comunicare fa parte da sempre della
vita politica, a partire dall’età antica. Due remoti precedenti sono:
1. Polis greca: nelle agorà delle città-stato si forma un’ embrionale
organizzazione sociale di carattere urbano e di natura democratica. I cittadini
discutono, si scontrano, collaborano, deliberano sulle sorti della collettività.
Nasce la retorica, l’arte della persuasione, per strutturare una successione di
argomenti in una determinata forma dialettica e stilisticamente raffinata. (Il
termine oligarchia è forse più adatto di democrazia)
2. Repubblica romana: il governo è retto da magistrati eletti dai cittadini. Si
sviluppano tecniche di seduzione e manipolazione dell’elettorato e nascono
vocaboli ancora in uso, come candidato o comizio. Dopo la caduta della
repubblica romana si è soggetti a dispotismo. La comunicazione politica
assume soprattutto finalità manipolatorie. .
I discorsi politici erano come processi comunicativi a circuito chiuso, che si
svolgevano tra ristrette élite all’interno di luoghi circoscritti e condivisi.
La svolta avviene intorno alla metà del XIX secolo, con due processi nuovi, connessi
al crescente protagonismo sociale delle masse: progressiva inclusione delle masse
popolari nella vita politica e nascita degli strumenti di comunicazione di massa.
Le élite politiche sono obbligate ad aprire il circuito comunicativo a soggetti esterni,
con effetti profondi sugli antichi equilibri di potere e sull'intera vita politica. Si forma l’
«opinione pubblica» e la «sfera pubblica». La comunicazione è interpersonale, il re
si espone direttamente davanti alla corte o, al massimo attraverso un messaggero,
ma la presenza è sempre necessaria.→ testi: «Definiamo “pubbliche” quelle
istituzioni che, contrariamente alle società chiuse, sono accessibili a tutti. [...] Lo
stesso carattere pubblico si presenta come una sfera; a quello privato si
contrappone l’ambito pubblico. Talora esso appare semplicemente come la sfera
della pubblica opinione che è appunto in antitesi al potere pubblico. A seconda dei
casi, sono considerati “organi della sfera pubblica”, gli organi dello stato oppure
invece i mass media, i quali, come la stampa, servono alla comunicazione nel
pubblico.» (J. Habermas, Storia e critica dell’opinione pubblica, 1962) Proprio H.
conia il termine “sfera pubblica”, uno spazio virtuale dove società politica e civile si
incontrano per discutere su argomenti collettivi della vita.
«Ciò che si chiama "opinione pubblica" è strettamente connesso con l'egemonia
politica, è cioè il punto di contatto tra la "società civile" e la "società politica", tra il
consenso e la forza [...]. L'opinione pubblica è il contenuto politico della volontà
politica pubblica che potrebbe essere discorde: perciò esiste la lotta per il monopolio
degli organi dell'opinione pubblica: giornali, partiti, parlamento, in modo che una sola
forza modo che una sola forza modelli l'opinione e quindi la volontà politica
nazionale.» (A. Gramsci, Quaderni dal carcere, Quaderno VII, 1930-31)
1) Avvento della società di massa: centralità della stampa, in uno spazio politico in
cui iniziano ad affermarsi i partiti di massa e la comunicazione continua a utilizzare
anche mezzi tradizionali come le affissioni murali, i comizi in piazza, l’attivismo dei
militanti.. La comunicazione è selettiva, connotata dall’appartenenza politica. Il
consenso di essa va ricercato ed è fondamentale. Bisogna definire il rapporto tra
società e regime.
2) Epoca televisiva: centralità della televisione (in coesistenza con i media
precedenti), sia come strumento diretto di propaganda (spot politici a pagamento,
trasmissioni autogestite..), sia in forme indirette attraverso vari tipi di programmi
dedicati alla politica (telegiornali, inchieste, talk show, contenitori di intrattenimento
popolare..). La comunicazione è generalista, rivolta a un pubblico vasto ed
eterogeneo.
3) Epoca digitale: centralità di Internet, che dipende tuttavia dalle diverse percentuali
di accesso della popolazione alla rete. La comunicazione non segue più il modello
relazionale del broadcasting (da uno a molti), ma quello peer to peer che valorizza
l’interazione.
Libertà di stampa
Svolta decisiva nella storia della comunicazione politica: avviene una rivoluzione
grazie alla generale estensione della libertà di stampa, suffragata dal riconoscimento
del diritto di libertà d’opinione sancito da alcuni documenti fondamentali come la
Costituzione americana (Bill of rights 1787-91) e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo
e del cittadino (1789). Nel corso dell’800, in molti stati occidentali nuove carte
costituzionali o statuti giuridici concedono la libertà di stampa. Tuttavia, esiste una
perenne tensione tra libertà e censura. Anche nei paesi dove il diritto alla libertà di
stampa è formalmente riconosciuto, viene continuamente messo in discussione,
limitato o sospeso da governi di varia ispirazione politica, attraverso minacce, norme
restrittive e interventi legislativi, l’equilibrio è precario (soprattutto in periodi di
“emergenza”). Su scala mondiale, il conseguimento di un’effettiva libertà di stampa è
un problema ancora attuale, per esempio in Sud America, Cina, India e Africa.
Anche grazie al riconoscimento giuridico e costituzionale della libertà di stampa in
molti stati occidentali, anche nello stato vaticano, per tutto il XIX secolo e i primi
decenni del XX la stampa (e più in generale l’intero panorama dell’editoria)
rappresenta il mezzo principale di espressione e diffusione delle idee politiche, oltre
che di narrazione degli eventi politici. Esiste uno stretto rapporto tra storia della
stampa e storia della politica. Nasce l’idea della stampa come "quarto potere" ( si
diffonde già nell’800, con un’accezione positiva). Questo bilancia gli altri tre poteri
dello stato di Montesquieu, secondo la stampa.
La differenza di opinioni tra giornali rappresenta uno dei cardini della democrazia
americana. Verso la fine dell’800, i giornali hanno ormai assunto diverse funzioni
“politiche”. Si sviluppano tre principali tipologie giornalistiche:
- Giornalismo d’inchiesta: ruolo di sorveglianza nei confronti del potere politico, a
difesa dei cittadini e del loro diritto all'informazione. In area anglosassone,
definizione di "watchdog journalism". Persiste la figura del giornalista al servizio della
società civile. →Testo: «Che cos’è un giornalista? [...] Un giornalista è la vedetta sul
ponte di comando della nave dello Stato. Prende nota delle vele di passaggio e di
tutte le piccole presenze di qualche interesse che punteggiano l’orizzonte quando c’è
bel tempo. Riferisce di naufraghi alla deriva che la nave può trarre in salvo. Scruta
attraverso la nebbia e la burrasca per allertare sui pericoli incombenti. Non agisce in
base al proprio reddito né ai profitti del proprietario. Resta al suo posto per vigilare
sulla sicurezza e il benessere delle persone che confidano in lui.» (Joseph Pulitzer,
dal discorso per la progettazione della Journalism School alla Columbia University,
maggio 1904)
Una variante è il giornalismo investigativo, che indaga su vari problemi (non solo
temi strettamente politici) per denunciare scandali, corruzioni, abusi, ingiustizie, ecc.
In area anglosassone, figura del "muckraker" (letteralmente, "rimestatore del fango",
"spala letame").
- Giornalismo d’opinione: qualsiasi giornale che segue le vicende politiche esprime
anche, in forme più o meno esplicite, opinioni politiche, vuole influenzare l’opinione
pubblica e influire sui meccanismi decisionali dei governi. C’è la tendenza a
riprodurre l’indirizzo politico dell’editore e di chi fa il giornale, ma anche a
rispecchiare le posizioni prevalenti tra i propri lettori, nel tentativo di fidelizzare un
pubblico che spesso è connotato da una precisa appartenenza geografica, politica e
sociale. Tra gli effetti:
• si afferma la figura dell’opinionista (o editorialista) che commenta i recenti eventi
politici, giudica l’operato del governo, espone il proprio punto di vista;
• pluralismo: differenziazione ideologica e divisione tra stampa filo-governativa e
d’opposizione;
• frequenti ingerenze del potere politico ed economico: complessità dei rapporti tra
stampa e classi dirigenti;
• ruolo attivo nella vita politica: capacità di influire sull’esito degli eventi. → Due
esempi di fine 800:
1. Guerra ispano-americana
2. Affare Dreyfus
- Gli organi di movimenti e partiti politici: Con la nascita dei partiti di massa,
nascono anche gli organi di partito che vogliono la trasformazione di fogli e opuscoli
politici (spesso con periodicità saltuaria e durata effimera) in giornali organici
(spesso quotidiani, ma anche di diversa periodicità), compilati da un’apposita
redazione interna al partito, diffusi tra gli iscritti e nelle sezioni locali principalmente
tramite abbonamento. Tra le funzioni: propaganda ideologica, dibattito interno e
definizione della linea politica, strumento identitario di autorappresentazione,
Propaganda durante la prima guerra mondiale
Si parla di una guerra di tipo nuovo, caratterizzata da modernità tecnologica e
trincee. La guerra è totale, avviene una mobilitazione del fronte interno, è globale e il
suo epicentro è quello europeo. L’apparato industriale deve esser messo a
disposizione della guerra, molte industrie si dedicano alla produzione delle armi. È
economica e l’egemonia mondiale è statunitense.. C’è una forte richiesta di
manodopera, i più giovani sono costretti alla leva, di conseguenza le donne sono al
servizio della guerra e lavorano per sostituire gli uomini. L'intera società è coinvolta.
Inoltre è una guerra nella guerra, avviene la rivoluzione russa. Infine è una guerra
senza pace perché tutto il mondo subisce la crisi del dopoguerra, tranne USA.
L’immediata risonanza mondiale del conflitto attraverso i giornali causa la
polarizzazione tra interventisti e neutralisti e la proliferazione di fake news. I governi
dei paesi belligeranti da una parte, non intendono tollerare critiche o messaggi non
conformi al clima di unità nazionale, né le notizie che possono divulgare informazioni
riservate o false, perciò praticano il controllo e la censura. Dall’altra, intendono
rafforzare il sentimento patriottico e nazionalista, mantenere alto il morale all’interno
e fare guerra psicologica al nemico, attraverso specifici messaggi indirizzati sia ai
propri soldati e alla propria popolazione, sia ai soldati e alle popolazioni nemiche, si
usano ii media in politica. L’intervento statale nel controllo dell’informazione e la
nascita della propaganda di stato portano alla costituzione di appositi apparati
istituzionali per gestire il controllo dell’ informazione e organizzare la propaganda.
Strumenti della propaganda:
- stampa= oltre alla stampa privata esistente, vengono create dagli apparati statali
apposite pubblicazioni, rivolte soprattutto a soldati e spesso con il coinvolgimento di
scrittori e intellettuali. Scrivono appositamente per tali giornali e sono presenti sul
fronte in prima persona.
- cinema= gli apparati statali inaugurano il suo utilizzo per scopi bellici e patriottici,
realizzando brevi filmati contro il nemico o documentari sugli eserciti; ma anche i film
commerciali dedicano attenzione alla guerra, spesso con toni nazionalistici, si vuole
elogiare la forza nazionale. Anche film hollywoodiani trattano il tema bellico, due
esempi particolari sono: The Little American (1917) di Cecil B. DeMille e Hearts of
the World (1918) di David W. Griffith. Shoulder Arms (1918) di Charlie Chaplin
invece tratta il tema da un’ altra prospettiva.
- editoria per l’infanzia= proliferazione di testi scolastici, romanzi, fumetti e riviste per
bambini e ragazzi per educarli e sviluppare in loro lo spirito patriottico e bellico.
- manifesti = (anche poster, cartoline e altri materiali illustrati, con vari temi e obiettivi,
tra i quali favorire il reclutamento (soprattutto dove non c'è il servizio di leva, come in
Gran Bretagna); rappresentare il nemico come disumano, alimentando l'odio nei suoi
confronti; replicare alla propaganda del nemico, difendendosi dalle sue accuse;
accusare il "nemico interno", cioè chi non si mette al servizio della propria nazione;
sostenere il "fronte interno" e promuovere comportamenti virtuosi nella popolazione
civile. Si crea una commistione con tecniche pubblicitarie e linguaggi artistici.
La propaganda nelle dittature totalitarie: URSS stalinista
Tra gli anni 20/30 l’Europa è soggetta a una crisi democratica e nascono gli sistemi
totalitari e dittatoriali. Analogie:
• Sistematico ricorso alla violenza come strumento politico e istituzione di un
apparato repressivo di stato.
• Soppressione della libertà di pensiero, delle elezioni, di diritti fondamentali.
• Sistema politico a partito unico, guidato da un capo carismatico, sistema gerarchico
verticistico. Le opposizioni non sono ammesse.
• Politiche di controllo "totale" della società: inquadramento della società nelle
organizzazioni di massa; indottrinamento ideologico dei giovani; subordinazione del
sistema mediatico. Si mettono in atto processi di indottrinamento ideologico.
• Organizzazione centralizzata della comunicazione politica e della propaganda.
Differenze:
• Ideologia: uguaglianza / gerarchia; internazionalismo (comunismo vorrebbe in via
teorica sconfiggere i confini internazionali, un'unica società di uguali, tutti possono
accedere alle produzioni, non esiste gerarchia) / nazionalismo.
• Struttura economica e sociale: collettivizzazione (Lo stato diventa proprietario dello
stato sovietico) / proprietà privata.
• Rapporto con il passato e con le preesistenti élite: rivoluzione / conservazione.
• Obiettivi e strategie della politica estera.
Il totalitarismo rimane un’utopia, non riuscirà a raggiungere la totalità effettivamente.
Il progetto totalitario : viene dato inizio alla mobilitazione delle masse attraverso miti,
riti, liturgie pubbliche. La prevalenza è della sfera emotiva sulla razionalità. Nasce la
“Religione politica” basata sul “culto del capo”. La popolazione ha fede nello stato,
almeno inizialmente, ma si pretende che il capo venga creduto ciecamente.
L’obiettivo finale del laboratorio totalitario è trasformare non soltanto lo stato e il
sistema di potere, ma i comportamenti, gli stili di vita, la mentalità dell’intera società,
uniformandola a una determinata ideologia. Si vuole creare l' “uomo nuovo”. Diventa
decisivo l’uso dei media da parte del potere politico che esercita un rigido controllo
su informazione e intrattenimento. Il Sistema mediatico è di stato (Urss) o
subordinato allo stato (Italia, Germania).
- Ottobre 1917: conquista del “palazzo d’inverno” che porta alla presa al potere
del partito bolscevico;
- 1917-1921: rivoluzione e guerra civile tra armate rosse e bianche, vincono le
rosse;
- 1921: Lenin lancia la Nep (Nuova politica economica);
- 1922: proclamata la nascita dell'Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche (URSS);
- 1924: morte di Lenin , che causa un conflitto basato sulla sua successione;
- 1928: Stalin leader unico del Pcus, si apre la fase dello stalinismo (fino alla
morte di Stalin nel 1953);
- Anni ’30: collettivizzazione forzata delle campagne, nascita dei piani
quinquennali di industrializzazione, inizio del periodo delle “purghe” e del
sistema dei gulag, nasce lo “zdanovismo”. Le macchine del consenso
sovietico.
Il sistema è centralizzato, fin dal 1917, sono presenti l’ istituzione del Dipartimento
per l'agitazione e la propaganda (Agitprop), come organo del Comitato centrale del
Partito comunista.
Il tema di fondo è la cancellazione del passato (caratterizzato da arretratezza,
analfabetismo, superstizione diffusa attribuita alla presenza della Chiesa ortodossa),
si vuole rappresentare La Rivoluzione, non solo celebrando le conquiste realizzate,
ma indicando un "radioso avvenire", in nome del quale si giustificano gli stenti e le
sofferenze del presente. Un nuovo avvenire nel quale è presente un sistema di
uguaglianza sociale e proprietà privata, un paese socialista per cui bisogna però
sacrificarsi inizialmente. Le condizioni sociali sono misere, esiste un alto tasso di
analfabetismo e una diffusa povertà. URSS ha il primato dei media visivi e
semplificazione dei messaggi.
Gli strumenti:
- stampa: avviene la soppressione dei giornali "borghesi" che non appoggiano
l’ideologia sovietica, la statalizzazione dell’editoria, che causa il controllo diretto dei
quotidiani e della produzione delle notizie tramite l'agenzia telegrafica Rosta (1918),
poi ribattezzata Tass (1925).
- radio: se ne fa un uso limitato, per l’alto costo e la scarsa diffusione di apparecchi
radiofonici. Negli anni 30 è favorito l'ascolto collettivo tramite altoparlanti in luoghi
pubblici.