Stile per Compagnon. Norma, ornamento, sintomo e cultura
Il concetto di stile ha presentato varie fluttuazioni semantiche ed è stato di volta in volta ricondotto ad alcuni concetti centrali, che Compagnon ha così sintetizzato: norma, ornamento, scarto, genere o tipo, sintomo e infine cultura. Il concetto di stile è stato inizialmente legato alla norma: i testi devono seguire regole precise che variano in rapporto alle caratteristiche del discorso. L’idea di stile è qui correlata da un lato alla proprietà stilistica e dall’altro all’accettazione di criteri di carattere generale. C’è stile se vengono rispettate certe norme di organizzazione e qualificazione dei livelli del discorso. Legato al concetto di norma è anche il concetto di ornamento, cioè l’idea che su un fondo comune sia opportuno per realizzare un opera stilisticamente adeguata elaborare una serie di variazioni ornamentali in grado di rendere il discorso più efficace. La concezione di stile come ornamento implica una distinzione tra cose e parole. L’idea di stile è poi legata al genere o al tipo cioè alla convinzione che ci sia uno stile adatto e una convenienza ad elaborare il discorso secondo certe modalità. Altra concezione è che lo stile sia legato allo scarto, posizione opposta a quella della norma. Lo stile è collegato allo scarto in quanto si presuppone che esista un linguaggio ed un modo di comunicazione comune e che lo stile sia segnato dagli elementi di scarto e di differenza che lo scrittore e l’artista sanno introdurre. Si è poi formata un'altra idea di stile, quella di sintomo, (sviluppo a partire dal XVIII secolo) cioè di segno che rinvia ad un soggetto e ne qualifica alcune componenti essenziali. In questa prospettiva lo stile diventa l’insieme dei segni e delle procedure che qualificano la personalità di un autore rendendola differente rispetto agli altri. Così facendo essa afferma la particolarità dei segni e la singolarità del soggetto cui si riferisce. Un'altra accezione di stile analizzata da Compagnon è quella di stile come cultura: è l’idea che lo stile sia espressione di una visione del mondo, un insieme di caratteri che definiscono appunto la cultura. In tal caso lo stile identifica una molteplicità omogenea. Va subito affermato che tutte queste idee di stile presentano delle mancanze come la contraddizione fra l’idea di stile collegata ad un individualità e l’idea di stile legata ad una collettività. Il fatto che lo stile sia stato ricondotto ora all’universo semantico della norma, ora a quello di scarto è una contraddizione così radicale che sembra decisamente più ragionevole optare per un accezione più limitata della nozione di stile: o la nozione indica insiemi plurali o avventure individuali. C’è poi il problema della sinonimia → c’è uno stile perché c’è qualcosa da dire, un contenuto da comunicare e lo si può proporre in modi diversi. La questione della sinonimia pone il problema che possa esistere un pensiero in se, svincolato dalle parole e che questo pensiero possa essere espresso in maniera diversa. Come sostiene Benveniste il pensiero è strettamente correlato al linguaggio e se non lo è rimane qualcosa di estremamente vago. Però è anche possibile, come nota Compagnon elaborare una rilettura dell’idea di sinonimia e considerare che esistono modi diversi di dire cose molto simili.
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Dinamiche dei processi intertestuali e intermediali
- Docente: Leonardo Quaresima
- Titolo del libro: Lo stile cinematografico
- Autore del libro: E. Biasin, G. Bursi e L. Quaresima
- Editore: Forum
- Anno pubblicazione: 2007
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