Decennio d'oro del cinema, 1945-1955
Il decennio successivo alla seconda guerra mondiale fu l’“età dell’oro” per gli esercenti cinematografici.
(Per ora lasciamo da parte l’Inghilterra dove il numero degli spettatori cominciò a decrescere fin dall’inizio del 1948.)
In Europa il 1955 fu l’anno di massima affluenza alle sale; vista dall’esterno, nonostante le differenze, era un mercato meraviglioso, capace di assorbire un’enorme quantità di produzioni cinematografiche. In questi anni accadde qualcosa di insolito. Negli anni’30 le grandi o piccole società in possesso di sale di proiezione (circuiti) avevano costruito lussuosi palazzi all’americana, dove i clienti potevano sognare per poche ore. Alla fine degli anni’40 i cinema, non ristrutturati da lungo tempo, erano in rovina. Gli europei erano così ansiosi di assistere alle proiezioni che anche nelle città più piccole furono aperte nuove sale. Il lato più sorprendente è la rassegnazione e la disponibilità degli spettatori, che accettavano le condizioni più assurde e penose. Nel decennio di cui stiamo parlando, l’elemento fondamentale appare essere il forte desiderio degli spettatori. Prima della guerra molte sale erano chiuse la domenica. All’inizio delle ostilità fu suggerito che poteva essere utile offrire maggiori distrazioni.
Dando per certo lo sbocciare di un grande amore per il cinema, sono state formulate diverse ipotesi per spiegare tale improvvisa passione di breve durata. Dagli studi di J.P.Mayer si capì che un considerevole numero di uomini e donne ritenevano che il loro rapporto con il cinema fosse importante; andare al cinema significava “sentirsi a casa”.
Se prima il cinema si caratterizza come esperienza familiare, presto diventa il simbolo della conquista dell’indipendenza. Andare al cinema con un gruppo di amici era un modo di staccarsi dai genitori senza cambiare vita. Nacquero quindi due tipi di pubblico: le “bande”di giovani, che potevano andare al cinema quasi 4 volte a settimana, soprattutto la sera, e le famiglie, che preferivano il pomeriggio. Negli anni’60 il cinema è stato sempre più un divertimento per adolescenti. Mayer ipotizzò la forte influenza dei film (minaccia per gli incolti); ma il pubblico in genere non accetta passivamente le immagini.
Andare al cinema fu soprattutto un’abitudine di gruppo; il cinema fu il centro della vita sociale, il posto dove farsi vedere in pubblico, incontrare il sesso opposto e dove si mescolavano diverse generazioni. La distrazione è una parte importante dell’esperienza del cinema.
Per gli anni’50 il cinema va considerato una forma di intrattenimento estremamente “popolare”. A stampa dovette iniziare a riservargli uno spazio importante.
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Cinema e studi culturali
- Docente: Michele Fadda
- Titolo del libro: Cinema e identità europea
- Autore del libro: Pierre Sorlin
- Editore: La nuova Otalia
- Anno pubblicazione: 2011
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