Approfondimento sul linguaggio dall’articolo di Meltzoff
Come si è già visto i bambini apprendono il linguaggio sia grazie alla capacità di cogliere le regolarità nel flusso del parlato (cosa che permette loro di segmentare le parole) sia grazie alle interazioni sociali (vedi esperimento di Patricia Khul). Inoltre l’apprendimento del linguaggio è supportato dalla plasticità neurale: negli esseri mani il periodo critico per l’acquisizione del linguaggio si posiziona tra la nascita e i 7 anni, periodo in cui il linguaggio viene appreso senza sforzi. Dopo la pubertà l’apprendimento di una nuova lingua è più complesso, e livelli di madre-lingua sono raggiunti raramente. Un possibile meccanismo che governa tale periodo critico è il neural commitment, cioè la formazione di architetture neurali e circuiti dedicati alla ritenzione dei fonemi e delle caratteristiche prosodiche tipiche della lingua a cui l’infante è esposto. Tali circuiti neurali massimizzano la ritenzione della lingua madre e interferiscono contemporaneamente con l’acquisizione di una nuova lingua.
I bambini, grazie a questi meccanismi diventano contemporaneamente madrelingua nel parlato e nello scritto, inoltre i sistemi neurali che connettono percezione e azione potrebbero aiutare il bambino a raggiungere un livello di competenze pari nel parlato e nello scritto. Negli adulti, studi di fMRI mostrano che il guardare i movimenti delle labbra (mentre dicono qualcosa) attiva le aree cerebrali deputate alla produzione del linguaggio (aree motorie). Ciò succede anche nei bambini, ed è stato investigato tramite MEG -> a 6 mesi ascoltare un discorso attiva le aree uditive del cervello, ma anche l’area di Broca, che controlla la produzione del linguaggio (invece ascoltare suoni non linguistici non produce tale attivazione).
Recentemente sono stati costruiti robot che possano insegnare il linguaggio ai bambini tramite modi sociali: tali tecnologie vengono usate per vedere se i bambini possono apprendere parole straniere tramite giochi sociali con il robot.
Approfondimento sull’educazione dall’articolo di Meltzoff: i principi che supportano l’apprendimento possono essere applicati anche per migliorare l’educazione? Ci si è concentrati principalmente su 3 aree: programmi precoci di intervento, apprendimento fuori da scuola, educazione formale.
1) Molti bambini che arrivano alle scuole elementari negli Stati Uniti non sono pronti per la scuola, e questi bambini le cui prestazioni sono basse all’inizio tendono a rimanere basse anche in seguito. Tuttavia un input appropriato al momento appropriato può generare un effetto cascata positivo che può guidare l’intervento per bambini a rischio -> programmi che incoraggino l’interazione sociale precoce producono miglioramenti significativi e a lungo termine nei risultati scolastici. Ci si è anche occupati dei bambini con disabilità. Ad esempio i bambini dislessici hanno difficoltà nell’elaborare informazioni uditive rapide -> programmi informatici che allenano le aree cerebrale responsabili di una tale elaborazione aiutano i bambini con dislessia a migliorare sia il linguaggio sia la la lettura. I bambini autistici hanno invece difficoltà nell’apprendimento per imitazione e nel gaze following (cosa che li taglia fuori dal ricco apprendimento sociale). Inoltre i bambini con autismo preferiscono uno stimolo acustico non linguistico rispetto al motherese, e il gradi di preferenza indica la severità dei sintomi autistici. Però allo stesso tempo sono attratti da robot con sembianze umane, i quali cominciano ad essere utilizzati nella diagnosi e nell’intervento
2) I bambini sono molto curiosi per natura, e questo ha portato all’emergere del campo dell’educazione informale (cioè non scolastica), basata sull’idea che setting informali non scolastici contribuiscono significativamente all’apprendimento infantile. Infatti i bambini spendono circa l’80% del loro tempo fuori dalle aule scolastiche, e imparano a casa, nei club, da internet, ai musei, zoo, acquari, tramite media e videogiochi. Questi apprendimenti informali sono spesso altamente sociali e offrono un tipo di partecipazione che massimizza la motivazione e incoraggia il senso di identità. Infatti i bambini vedono se stessi come esperti in tecnologia o come scienziati in erba, e tali immagini di sé influenzano poi gli interessi, gli obiettivi e le future scelte del bambino
3) Molti studi hanno dimostrato come l’insegnamento faccia a faccia tramite tutor è la più efficace forma di istruzione (i risultati accademici di studenti seguiti da tutor professionali individuali sono 2 deviazioni standard superiori rispetto agli studenti che seguono l’istruzione classica). Per questa ragione le nuove tecnologie stanno cercando di elaborare robot che possano fungere da educatori o tutor professionali.]
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Dettagli appunto:
- Autore: Mariasole Genovesi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia dello sviluppo e dei processi educativi
- Esame: Psicologia dello sviluppo cognitivo
- Docente: Chiara Turati
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