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Ritardo mentale nella sindrome di Down


Il più importante carattere clinico della DS è il Ritardo Mentale, che non si avverte immediatamente alla nascita (i neonati con DS hanno un comportamento normale). Nei primi mesi di vita il ritardo medio di un bambino affetto da DS è di circa due mesi rispetto a un bambino normale; gradualmente tale ritardo aumenta e i caratteri normalmente acquisiti intorno ai 2 anni sono osservabili nei bambini Down non prima dei 4 anni.
Il problema principale è la mancanza di abilità nella gestione di strategie e di processi cognitivi avanzati. In qualsiasi area di sviluppo, l’inabilità a comprendere istruzioni, a pianificare approcci alternativi al problema, gestire diverse variabili allo stesso tempo, o esprimersi chiaramente verso gli altri, rappresentano difficoltà talmente serie da impedire una vita normale.
Le persone con DS hanno difficoltà a ricordare sequenze verbali orali, deficit nella struttura linguistica, nella capacità comunicativa e nella conoscenza di parole.
Nei bambini Down è presente con particolare frequenza una ridotta reattività alle novità e una emozionalità attenuata, almeno nelle sue modalità di espressione. Le relazioni precoci sono inevitabilmente condizionate dal peso di una diagnosi evidente a tutti. L’etiologia cromosomica può attivare nei familiari, soprattutto nella madre, reazioni intense, in quanto il peso della sindrome ricade sui familiari e non può essere spostato all’esterno.
Questo peso appare maggiore quando l’età dei genitori è avanzata perché attiva in essi un ulteriore senso di colpa. Si crea così un clima affettivo, orientato in senso depressivo, che può condizionare la qualità delle prime interazioni del bambino col mondo.
Uno stereotipo sulla DS vuole questi bambini socievoli, affettuosi, simpatici, allegri; le loro stesse caratteristiche fenotipiche sembrano alimentare un atteggiamento protettivo nei loro confronti. Questo si traduce spesso in una infantilizzazione che finisce con l’incrementare alcune caratteristiche istrioniche di questi bambini, che rischiano così di non crescere mai. Il bambino Down, finché resta un bambino simpatico e socievole, può essere accolto nell’immaginario collettivo in modo relativamente non traumatico. La crescita attiva angosce nuove e da qui sorge il tentativo di fermare il tempo, che vede talvolta coalizzati famiglia, scuola, coetanei.
Per quanto riguarda il rischio psichiatrico, nelle forme più gravi sembrano prevalere manifestazioni di tipo simil-autistico, con chiusura relazionale serrata, assenza di linguaggio, stereotipie; più rara è la comparsa di manifestazioni psicotiche nel corso dello sviluppo adolescenziale. Altri disturbi sono quelli della condotta e quello ossessivo-compulsivo.
La dimensione depressiva è talvolta  attivamente negata dal soggetto; ma nei bambini e negli adolescenti si manifesta con chiusura relazionale, perdita delle acquisizioni cognitive, riduzione dell’autonomia personale, aumento della passività.

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