Teoria dell’attaccamento in prospettiva culturale
Qual è la funzione del legame di attaccamento? Principalmente la sopravvivenza dell’individuo, perché se il piccolo non si attaccasse all’adulto non potrebbe sopravvivere. L’uomo indolore nasce con un cervello molto poco sviluppato (25%), e ciò lo rende molto più dipendente e per molto più tempo all’adulto rispetto alle altre specie —> il bambino nasce con una forte immaturità cerebrale, quindi ciò lo rende vulnerabile e dipendente dalle cure dell’adulto per molto tempo. Però questo è anche un vantaggio, perché buona parte dello sviluppo cosi avviene in un ambiente culturale.
Non tutte le persone che si prendono cura dei bambini possono essere definite figure di attaccamento. Una figura di attaccamento per definirsi tale deve:
- Prendersi cura dei bisogni fisici ed emotivi del bambino
- Essere presente in modo costante e continuativo nella vita del bambino
- Investire emotivamente sul bambino
Differenziazione cross-culturale nella distribuzione dei pattern: l’AAI e la strange situation sono state applicate anche in contesti non occidentali (ad esempio Nuova Guinea), e i risultati tendenzialmente coincidono nelle varie culture. Quando questo stesso modello di verifica (strange situation e AAI) è stato utilizzato in molti altri paesi occidentali, sono emerse due contesti:
- Tutti i bambini nei contesti esaminati hanno manifestato una relazione di attaccamento verso uno o più caregiver —> l’attaccamento è universale (anche perché ha una base biologico).
- Il pattern di attaccamento sicuro è quello effettivamente più diffuso —> normalmente i bambini manifestano verso il caregiver attaccamento sicuro.
Però allo stesso tempo sono emerse significative differenze per gli altri due pattern (insicuro e disorganizzato), nel senso che sono emerse molte più modalità di attaccamento disorganizzato ed evitante in alcuni paesi rispetto ad altri (in alcuni paesi circa un quarto dei bambini sono evitanti o disorganizzati). Come mai in alcuni paesi vi sono percentuali così alti di pattern evitanti o disorganizzati? Da qui nasce la domanda di alcuni studiosi a riconsiderare i metodi di studio dell’attaccamento. Per esempio in Europa il 28% dei bambini mostra attaccamento insicuro evitante —> come si spiega? Uno studio antropologico mostra il caso degli Efe (villaggio africano), in cui si osserva che i genitori, quando i figli sono molto piccoli (quindi ancora non autonomi), dopo essere stati soddisfatti nei bisogni primari, coricano i bambini nel lettino ed escono, lasciandoli da soli. Questi genitori partono dal presupposto che i bisogni primari sono stati soddisfatti, quindi se i bambini dovessero mettersi a piangere prima o poi smetterebbero da soli, dato che i loro bisogni sarebbero secondari (questa è una pratica di caregiving evitante) —> così il bambino riesce a regolare da sè le proprie emozioni, e diventa più autonomo. Di per sé questa idea non è sbagliata, ovviamente bisogna vedere dove si trova il limite di questa pratica. In Israele invece invece vi è un’alta percentuale di attaccamento insicuro ambivalente (29-37%), dato che i bambini (dai 4 anni) vengono cresciuti nelle aree collettive del Kibbuts, in cui rimangono anche durante la notte, e vengono affidati alle cure di educatrici professionali.
Su cosa si basa la prospettiva antropologia dell’attaccamento? Sul fatto di indossare una lente che permette di comprendere i sistemi di comportamento solo all’interno del contesto in cui si manifestano. A questo proposito consideriamo la differenza tra prospettiva è mica ed etica. Prospettiva etica: è una prospettiva di analisi e studio dall’esterno della cultura (esempio: viene usata la strange situation ed essa viene applicata in modo identico in una cultura del Kenya e in una cultura occidentale) —> in questo modi si cerca di trovare delle leggi universali che si mantengano uguali in entrambe le culture (lo scopo è individuare leggi universali, patendo dal presupposto che lo sviluppo è un processo universale). La psicologia dello sviluppo ha sempre fatto così, cioè elaborato un paradigma di ricerca applicandolo in modo acritico e uguale in tutti i contesti culturali. Il limite di questa prospettiva è il non considerare che lo sviluppo è continuamente influenzato dalla cultura in modo contingente. Applicando la SSP in modo acritico in comunità africane e americane effettivamente sono emerse 2 componenti universali: in tutti i bambini è presente un legame di attaccamento, e normalmente si osservano forme di attaccamento sicuro. In realtà la prospettiva antropologia adotta una prospettiva emica, cioè dall’interno dalla cultura: non mi limito a rilevare comportamenti e interpretarli alla luce del mio punto di vista esterno, ma rilievo comportamenti leggendoli alla luce della prospettiva locale. In base a questo approccio si devono riconsiderare i concetti di base sicura e sensibilità materna alla luce degli obiettivi, delle pratiche di socializzazione, e sistemi di credenze sull’attaccamento all’interno di ogni specifico contesto socio-culturale in cui l’attaccamento è studiato. Si arriva così dalla SSP all’attachment Q-sort che permette di far spiegare al caregiver i significati dei comportamenti che mette in atto, in questo modo i comportamenti della dare non vengono letti secondo la lente dello sperimentatore, ma secondo i significati attribuiti dalla madre stessa. Nei contesti non occidentali (Cina, Giappone, Camerun, India, Porto Rico) prevale il modello culturale prototipico dell’interdipendenza, fondato sul valore della connessione con gli altriò. Ciò che vale è la cooperazione tra i membri della famiglia e della comunità. Il sé esiste solo nella relazione con gli altri. I valori che vengono incoraggiati nei bambini dai genitori sono conformità sociale, condiscendenza, obbedienza e rispetto della gerarchia —> questi sono gli obiettivi di socializzazione. Se questi sono gli obiettivi di socializzazione, come è lo stile di parenting? Prevalentemente prossimale, caratterizzato da vicinanza, contatto fisico, stimolazione corporea, scambi vocali sincronici e sovrapposti a quelli del lattante (no alternanza di turni ma sovrapposizione di turni). Esso è finalizzato a dirigere, istruire, allenare le attività del bambino (cioè dice la madre come si fa al bambino) —> l’unità madre-bambino è enfatizzata.
Alla luce di ciò il concetto di sicurezza dell’attaccamento è inteso in termini di equilibrio tra:
- Calma
- Attenzione rispettosa agli adulti
- Condiscendenza
- Impegno positivo nelle relazioni interpersonali
L’attenzione delle madri è dunque sui comportamenti accomodanti e di interdipendenza. Sono considerati adattivi e segni di sicurezza i comportamenti passivi e inespressivi dei bambini in situazioni di stress. Però la SSP prevede che nella situazione di stress di separazione dalla madre il bambino deve manifestare protesta, poi esplorare, e poi esprimere gioia alla ricongiunzione. I bambini di contesti non occidentali invece nella condizione di separazione non protestano, e dall’esterno sarebbe un segno di attaccamento insicuro, mentre dall’interno è un comportamento adattivo sicuro (dat che in queste culture i bambini non protestano).
In questi contesti la sensibilità materna è caratterizzata dalla capacità del caregiver di assumere un ruolo di guida, quindi monitorare, istruire, dirigere le attività del bambino, senza lasciagli la possibilità di fare richieste esplicite, per abituarsi ad adattarsi ai bisogni delle altre persone e delle diverse situazioni, e obbedire, rispettare gli anziani ed esser responsabili verso gli altri. Quindi in quest’ottica, un bambino educato secondo questi canoni, nella SSP non esprime disagio, ma nemmeno emozioni positive (perché altrimenti sarebbero segno di esplicitazione del sé), proprio perché viene educato a non esprimere bisogni, e questi sono comportamenti adattivi nel suo contesto.
Inoltre nei contesti non occidentali il parenting sensibile assume la forma dell’anticipazione sensibile: le madri riconoscono i segni nascenti di stress nei loro piccoli e agiscono in modo funzionale ad evitarne le manifestazioni o lo sviluppo.
L’enfasi è sulla dipendenza e sul sé interdipendente:
- Si indebolisce lo stile interattivo
- Si evita di conferire importanza al potenziale ruolo di controllo del bambino
- Più ambigua la distinzione tra il sé e l’altro
- Le madri sono più sensibili ai segnali di stress dei piccoli e agiscono prontamente per diminuirli.
Al contrario nelle società occidentali industriali e post-industriali prevale il modello culturale prototipico dell’autonomia, funzionale allo sviluppo di competizione e raggiungimento di successi individuali. Il sé è considerato come avete individuale che deve esprimere i propri bisogni, e se essi non sono soddisfatti deve protestare (+ vedi slide).
Lo stile di parenting è prevalentemente distale, caratterizzato da modalità di comunicazione diadica faccia-a-faccia e gioco con gli oggetti. Vedi slide
L’attaccamento sicuro in questi contesti è concettualizzato come equilibro tra:
- Autonomia del bambino
- Esplorazione del bambino
- Capacità di rivolgersi al caregiver come base sicura in cui trovare conforto nei momento di disagio e sofferenza ma anche da cui ripartire per affrontare l’esplosione autonoma dell’ambiente.
La sensibilità materna è caratterizzata da sensitive responsivness, cioè:
- Comportamento sensibile e responsivo ai segnali e alle comunicazioni del bambino nel primo anno di vita.
- Capacità di comprendere e soddisfare bisogni, preferenze e desideri del bambino.
Un costrutto tipicamente occidentale è poi la capacità di mentalizzazione, che è una strategia di socializzazione associata all’attaccamento sicuro. È il rispecchiamento verbale degli stati interni del bambino da parte della amare, che si esprime tramite l’uso del lessico psicologico, focalizzazione su bisogni, desideri, interessi del bambino, narrazioni con il bambino al centro. È caratterizzata da attenzione diadica esclusiva (interazione faccia-a-faccia): il bambino impara a partecipare attivamente come partner relazionale competente agli scambi conversazionali.
In conclusione l’attaccamento in questa prospettiva è un costrutto bio-culturale, cioè è universale e ha un valore adattivo al contesto, però acquista forme e percorsi di sviluppo specifici secondo i diversi contesti socio-culturali.
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Dettagli appunto:
- Autore: Mariasole Genovesi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia dello sviluppo e dei processi educativi
- Esame: Pedagogia Interculturale e della Cooperazione
- Docente: Alessia Agliati
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