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Il collage



Nuclei ricorrenti quando si chiede di comporre un collage riguardante il tema "bambino": famiglia / immaginazione / gioco / scuola / futuro / curiosità / affetto / regole / sviluppo.
In questi collage il bambino viene rappresentato sorridente, vestito, con un aspetto curato, che interagisce con degli oggetti -> in generale un bambino che sta bene. Inoltre è in relazione con la famiglia, prevale la relazione con gli adulti di riferimento, individuati nei genitori -> il bambino è al centro delle loro attenzioni. Questa relazione è caratterizzato da affetto, coccole, contatto fisico, intimità. Bambino e genitore si guardano negli occhi. Ci sono anche le relazioni multilaterali, in cui il bambino si trova con i pari, all’interno di un gruppo. Tale gruppo è comunque istituzionalizzato (la classe scolastica), formato dagli adulti. Le immagini in cui il gruppo è spontaneo sono davvero poche. Che tipo di relazione ha con l’ambiente? Sono più presenti ambienti interni o esterni? Interni, come se il mondo del bambino fosse la sua casa, in particolare la sua camera. È molto presente anche la scuola. Quindi è un bambino che passa più tempo all’interno piuttosto che all’esterno. Con cosa interagisce il bambino? Con gli animali domestici, con il cibo (dolci, ma anche cibo che non piace, ad esempio broccoli -> si riconosce il fatto che il bambino ha dei gusti), con i giochi (vi sono interi mondi costruiti per i bambini -> oggetti fatti su misura per i bambini), con materiale scolastico (di nuovo torna la pervasività della scuola). Ci sono anche immagini di bambini di altre culture, i quali però perlopiù sono seri o addirittura tristi, e si trovano all’aperto.

Immagine di bimbo di 11 mesi del Congo che maneggia un machete per aprire un frutto (è sul Rogoff): non esprime emozioni particolare, a parte la concentrazione. Inoltre è nudo, e dietro di lui si vedono corpi di altri adulti è bambini, quindi non è isolato ma si trova in un gruppo di altre person. È all’aperto e sta maneggiando uno strumento pericolosissimo. Rogoff parla del contrasto tra immagini di infanzia -> nella nostra civiltà europea occidentale il bambino è in un modo, in Congo è in un altro. A che età un bambino può maneggiare un oggetto affilato? Dipende dalla cultura: nella nostra società a un’età elevata, in Congo già a a 11 mesi, in modo da poter rendersi autonomo e poter sopravvivere nel suo contesto (nel nostro contesto non sarebbe utile saper maneggiare un machete, così come nella cultura del Congo non è utile saper maneggiare un pennarello).

Bambina di 6 anni che si occupa del fratellino: se ne occupa in modo globale (lo cambia, lo nutre ecc) mentre i genitori lavorano nei campi. In alcune società bambini anche più piccoli di 6 anni si prendono la totale responsabilità di un bimbo. Nelle società occidentali si pensa che circa un ragazzo di 14 anni può occuparsi di un bimbo, mentre guardando questa fotografia si capisce che anche questa variabile dipende dal contesto.
Quali sono i traguardi importanti che un bambino deve raggiungere nella nostra società? Mangiare da solo, leggere e scrivere, acquisire abilità cognitive (ad esempio la capacità di astrazione), apprendere teorie, acquisire abilità socio-relazionali -> queste abilità sono fondamentali per poter essere inserito nel mondo del lavoro, che nelle società occidentali è un lavoro prevalentemente intellettuale. Quindi nella nostra società è molto importante che i bambini acquisiscano molto precocemente certi tipi di abilità intellettuali e relazionali.
Quali sono i traguardi importanti per i bambini del Congo? Sopravvivere nel suo ambiente, diventare autonomo, apprendere abilità manuali, apprendere a procurarsi il cibo, sapersi coordinare a livello oculo-motorio, occuparsi dei bambini. Come apprendono queste abilità? Attraverso un’osservazione diretta del comportamento degli adulti. Il bambino partecipa attivamente nel suo apprendimento.

Come apprendono invece i bambini delle società occidentali? Attraverso la scuola, che trasmette in modo diretto, esplicito e intenzionale degli insegnamenti. Anche qui è importante la componente della partecipazione.
Con questi esempi si vedono bene alcune differenze nelle pratiche di apprendimento (da un lato apprendimento per osservazione, dall’altro apprendimento tramite trasmissione esplicita).
Rogoff dice che lo sviluppo è una partecipazione guidata dall’adulto, e questo accade in tutte le culture. Ciò che cambia sono i contenuti dell’apprendimento (in base ai traguardi di sviluppo importanti per adattarsi a un dato di contesto) e le modalità di apprendimento (per osservazione o trasmissione).
In realtà anche nella nostra cultura una cinquantina di anni fa era normale che un bambino si occupasse di un bambino più piccolo. Ciò che è cambiato in questi anni è stata l’industrializzazione, attraverso cui gli adulti si sono spostati dalle campagne alle città, in cui hanno cominciato a lavorare nelle industrie, quindi ambienti non accessibili ai bambini. Inoltre si è sviluppata l’idea che l’infanzia deve essere tutelata, e quindi la partecipazione del bambino al lavoro è visto come sfruttamento (si può lavorare solo dai 16 anni in poi). Dato che i genitori dovevano andare al lavoro si poneva il problema di dove lasciare i bambini (lasciarli a casa da soli o con i nonni non permetteva loro l’apprendimento), è stata introdotta la scolarizzazione obbligatoria, in cui potevano apprendere i nuovi lavori nelle industrie. L’industrializzazione ha quindi determinato la segregazione del mondo dell’adulto dal mondo del bambino (il bambino nel mondo scolastico, l’adulto nel mondo lavorativo).

Tratto da PEDAGOGIA INTERCULTURALE E DELLA COOPERAZIONE di Mariasole Genovesi
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