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Caratteristiche del processo diagnostico


Ogni processo diagnostico si svolge all'interno di una matrice relazionale: quella dell'incontro clinico. In tale processo va comunque riservata una particolare attenzione alla soggettività, il che non vuol dire semplicemente ammettere l'inevitabilità di tale dimensione, ma anche adottare un modello di diagnosi orientato non esclusivamente all'etichettamento del disturbo, ma anche alla comprensione della persona in vista di un eventuale trattamento.
A questo proposito, uno dei problemi maggiori della diagnostica descrittiva-oggettivante consiste nell'assunzione dell'univocità del significato di comportamenti simili: si assume implicitamente che comportamenti apparentemente simili sottendano i medesimi significati. In realtà sappiamo bene che il rapporto tra comportamento osservabile e processi interni non è lineare ed univoco: lo stesso sintomo, in persone diverse, può assumere significati diversi.
L'inclusione di una valutazione qualitativa dell'esperienza soggettiva del paziente assume una rilevanza fondamentale anche al fine di una valutazione più completa e accurata degli esiti di un trattamento. L'utilità di prendere in considerazione il sistema di significati del paziente rispetto alla sua sintomatologia appare evidente nel momento in cui includiamo tra le finalità della diagnosi anche la dimensione operativa.
Chiaramente, una diagnosi che voglia avere anche una valenza operativa, deve saper descrivere i modelli relazionali prevalenti del paziente. Comprendere tali modelli consente infatti di: valutare i cambiamenti del paziente anche dal punto di vista relazionale; prevedere situazioni d'impasse o di rottura dell'alleanza terapeutica; orientare il clinico nella scelta del tipo di relazione indicata a seconda del tipo di paziente. Ai fini dell'assessment, possiamo distinguere 2 grandi famiglie di strumenti utilizzati per la valutazione dei modelli relazionali dei pazienti: quelli che valutano i modelli relazionali del paziente in generale, e quelli che valutano le dinamiche relazionali del paziente attivate nell'incontro clinico: i primi si basano sull'assunto che tali modelli relazionali molto probabilmente si attiveranno anche nell'incontro con il clinico; gli altri suppongono che le modalità relazionali attivate dall'incontro clinico siano in gran parte generalizzabili ad altre relazioni significative del paziente.

Tratto da LA DIAGNOSI IN PSICOLOGIA CLINICA di Salvatore D'angelo
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