La fase Post-Acuta e le Sindromi Frontali
Per quanto riguarda nello specifico i deficit cognitivi in fase post-acuta, non è possibile ricostruirne un quadro prototipico poiché le GCA possono dipendere da cause molto diverse tra loro e generare tipi di lesioni differenti. Tutte le funzioni cognitive possono infatti in diversa misura essere coinvolte da una lesione cerebrale. Tuttavia, essendo le GCA per definizione lesioni “gravi”, è facile che i quadri lesionali siano vasti e diffusi. Di conseguenza, anche i disturbi cognitivi interessano spesso quelle funzioni che coinvolgono ampi settori cerebrali, corticali e sottocorticali, tra loro interconnessi, come l'attenzione, le funzioni esecutive e la memoria.
Ciò è particolarmente indicato nel caso dei traumi cranio-encefalici. Il carattere diffuso della patologia, infatti, come si diceva precedentemente, rende sovente il quadro sintomatologico vasto e non circoscritto a singole funzioni, sia nelle condizioni più gravi che in quelle più lievi.
Poiché in molti casi di GCA il quadro sintomatologico è di carattere globale, recentemente si è assistito alla rivisitazione della riabilitazione in chiave olistica: si cerca quindi di offrire al paziente un approccio integrato nel quale non ci si sofferma all'allenamento delle singole funzioni deficitarie, ma vengono presi in considerazione anche gli aspetti comportamentali, relazionali e affettivo-emotivi in modo da rendere la persona più consapevole del suo nuovo sé e garantirle una migliore qualità di vita; un approccio di questo tipo è quello ideato da Ben-Yishay per i traumi cranici.
Nonostante non sia possibile rintracciare un quadro sintomatologico comune, un esito che si riscontra spesso in fase post-acuta in molte GCA è la sindrome frontale. Tale quadro clinico è caratterizzato da deficit cognitivi, comportamentali, emotivi e motori, ed è dovuto alla compromissione dell'area prefrontale. I lobi frontali sono infatti una delle zone più frequentemente colpite, soprattutto nei traumi cranici, in quanto la superficie interna della teca cranica è più irregolare nella parte anteriore, rispetto a quella posteriore. Lo slittamento del cervello dovuto a forze esterne provoca quindi facilmente danni ai lobi frontali, sia per impatto diretto che per contraccolpo. Anche a seguito di malattie cerebro-vascolari è possibile ritrovare una sindrome frontale, quando sono interessate le arterie anteriori e medie e in particolare l'arteria comunicante anteriore.
I disturbi principali di tale sindrome interessano principalmente due aree: la cognizione e il comportamento. È possibile inoltre che uno dei due settori prevalga sull'altro.
Le abilità cognitive maggiormente colpite da tale sindrome sono l'attenzione, la memoria e le funzioni esecutive. In particolare, i soggetti presentano distraibilità, incapacità a inibire le interferenze, difficoltà di apprendimento, perseverazioni e rigidità, incapacità di utilizzare in modo flessibile le strategie disponibili, incapacità di astrazione, pianificazione e generalizzazione.
Dal punto di vista comportamentale si possono riscontrare due polarità: i comportamenti per “difetto”, dove il paziente è inerte e con umore appiattito; o per “eccesso”, dove il paziente è facilmente irritabile, irascibile, aggressivo e può non riuscire a controllarsi mettendo in atto comportamenti socialmente riprovevoli o inadatti al contesto. L'umore può andare da estremi depressivi a picchi maniacali.
Si differenziano inoltre, all'interno della sindrome frontale, tre tipologie in cui predominano l'aspetto esecutivo o quello comportamentale. Il tipo disesecutivo pone l'accento sulle difficoltà cognitive ed è corrispondente a una compromissione dell'area prefrontale dorsolaterale. Il tipo disinibito presenta prevalentemente comportamenti in “eccesso”, conseguente a una lesione della corteccia orbito-frontale. Infine, la tipologia apatica, con comportamenti in prevalenza in “difetto”, mostra una lesione della porzione mediale della corteccia prefontale.
Questa sintomatologia si presenta in fase post-acuta, ma può permanere anche in stadi più avanzati e nella fase degli esiti. È possibile inoltre che si manifesti con caratteristiche diverse, mutando da una tipologia all'altra, col progredire delle fasi.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nives Balestra
[Visita la sua tesi: "Suonare insieme: sincronizzazione, rispecchiamento ed empatia"]
- Università: Università degli Studi di Torino
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia
- Esame: Riabilitazione Neurocognitiva
- Docente: Marina Zettin
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