Scioperi e lotte operaie nell'America anni Venti – George P. Rawick
Premesso quanto sopra, possiamo passare alla discussione della storia della classe operaia americana negli anni Venti. Il grande sciopero del 1919 segnò la fine di un periodo. Sulla base della tradizione del sindacato di massa dell’IWW, ci fu un gigantesco sciopero di quasi tutti gli operai dell’acciaio contro la compagnia più forte, l’United States Steel. Durante la guerra, l’introduzione di una notevole razionalizzazione tecnologica e dell’intero apparato del taylorismo aveva aumentato considerevolmente il tasso di sfruttamento. Qui sta l’origine della lotta. Ma la forma organizzativa del sindacato di mestiere non era tanto potente da resistere e lo sciopero fu battuto dividendo e contrapponendo i singoli sindacati di mestiere. Conseguenza della sconfitta fu la pace sociale che caratterizzò l’industria pesantemente razionalizzata degli anni Venti.
Si deve ricordare quanto sia stato importante il taylorismo nella determinazione della continua resistenza opposta dagli operai in fabbrica. Prima dell’introduzione della catena di montaggio, lo spazio di vita sul luogo di lavoro era ancora considerevole, gli operai potevano assentarsi regolarmente un giorno o due al mese. Vi erano abitudini di lavoro ben definite che gli operai proteggevano lottando. Con la notevole razionalizzazione nel settore dell’acciaio, dell’automobile, ecc., ne seguì non soltanto l’aumento del tasso di sfruttamento ma anche del salario e l’impiego diventò più stabile per coloro che erano occupati. L’aumento della paga, 5 dollari al giorno, da parte di Henri Ford rappresentava un aumento notevole per gli operai americani, confrontati agli standard europei; complessivamente, tuttavia, se la busta paga aumentava, così anche le condizioni di sfruttamento.
Quello degli anni Venti fu il periodo della maggiore espansione del capitale per gli Stati Uniti. Con la prima guerra mondiale, l’espansione nell’America latina aprì nuovi spazi al mondo; le produzioni chimiche e di acciaio svilupparono buoni rapporti con quelle europee. Tali movimenti accelerarono lo sviluppo del capitalismo americano e diedero agli operai occupati in settori industriali avanzati un certo vantaggio economico rispetto gli altri operai sia negli Stati Uniti che altrove. Lo sviluppo di cui si è detto lasciava in disparte di Sud, rimasto una colonia del Nord, basato sull’agricoltura e sulle industrie produttrici di beni di consumo, caratterizzate da bassi salari.
Vi furono comunque forti lotti operaie negli USA degli anni Venti ma questi scioperi erano tutti localizzati nelle industrie a bassa capitalizzazione, quali il settore tessile, dove le innovazioni tecniche possibili erano limitate. Essi risposero al tentativo di intensificare il ritmo di lavoro, abbassare la busta paga e peggiorare le condizioni di lavoro. Questo tipo di lotte, che videro il Partito Comunista svolgere un ruolo importante, continuò anche all’inizio degli anni Trenta. Se da un lato si devono ricordare queste lotte singole, non si deve esagerarne l’importanza. Dopo la sconfitta del 1919, infatti, il grosso della classe operaia non fu in grado di trovare poi nuovi metodi di organizzazione e di lotta. Ma quando essi ripresero la lotta, si mossero con la rapidità e la sicurezza del CIO, con lo strumento del sindacalismo industriale di massa, conquistando gli operai americani il più alto standard di vita mai conosciuto dalla classe operaia.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Esame: Storia contemporanea, a. a. 2005/06
- Titolo del libro: Il mondo contemporaneo. Storia e storiografia
- Autore del libro: G. Longhitano
- Editore: Palombo, Palermo
- Anno pubblicazione: 2005
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