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Corsa agli armamenti tra le due guerre – Richard J. Overy


Verso la metà degli anni Trenta, il sistema di sicurezza collettiva e i trattati di Versailles, Washington, Locarno erano a pezzi; la Società delle Nazioni non era più presa sul serio. A differenza dell’epoca precedente, negli anni Trenta non esistevano solide alleanze militari tra le grandi potenze, pur restando un’identità di interessi tra Gran Bretagna e Francia e tra gli Stati revisionisti; ne derivò una frammentazione della struttura del potere: ogni Stato seguiva la propria strada. Sull’ordine internazionale regnava una sorta di stato di natura hobbesiano, in cui tutti gli Stati gareggiavano tra loro per la loro sicurezza, col risultato che nessuno riusciva a trovarla.

Conseguenza dell’insicurezza fu una nuova corsa agli armamenti. Che non fu solo una risposta alla ripresa tedesca, ma venne anche incoraggiata dalle tensioni innescate dalla forza militare sovietica, e dall’imperialismo giapponese e italiano. La Gran Bretagna riprese il riarmo nel 1934, la Francia nel 1936 con un programma quadriennale, Hitler diede il via a un aumento significativo della dimensioni dell’esercito nello stesso anno. Giappone e Italia lanciarono grandiosi piani di armamento nel 1938, sebbene gli alti costi delle guerre in Etiopia e in Cina, e la scarsità delle materie prime nei due paesi limitassero gli obiettivi raggiungibili. Ecco dunque tutti gli ingredienti della crisi internazionale, con nuovi Stati potenti non più contenibili nel vecchio sistema.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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