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Il condizionamento operante


Nel condizionamento classico non si apprende un nuovo comportamento ma, semplicemente, si impara a fornire una risposta già nota a stimoli che solitamente non producono quel tipo di risposta. Il cane non impara a salivare, ma apprende ad emettere saliva quando viene presentato uno stimolo che, in assenza di condizionamento, non lo indurrebbe ad un simile comportamento. Gli studi sul condizionamento classico sono utili per comprendere alcune regole dell’apprendimento, ma sono di limitata rilevanza applicativa. Quando si vuole far apprendere qualcosa di nuovo ad un organismo, come ad esempio insegnare ad una foca a tenere una palla in equilibrio sul naso, non si può ricorrere al condizionamento classico: infatti non è possibile trovare uno stimolo incondizionato in grado di spingere una foca a svolgere un’azione così complessa e poco naturale. Bisognerà indurre la foca a fare l’esercizio e poi la si ricompenserà fino a che non avrà imparato a tenere la palla in equilibrio. Nella vita la stragrande maggioranza degli apprendimenti avviene in base allo schema appena enunciato: in una data situazione (ambiente) metto in atto un determinato comportamento (risposta) in seguito al quale ricevo una ricompensa e ciò mi indurrà ad assumere il medesimo comportamento ogni volta che mi troverò in quella data situazione. Questo tipo di apprendimento prende il nome di condizionamento operante: la probabilità che una certa azione venga ripetuta dipende dalle sue conseguenze. Se ogni volta che piange un bambino vede accorrere la mamma, in breve tempo egli imparerà a piangere al solo scopo di attirare l’attenzione della persona che si cura di lui.

Tratto da MANUALE DI PSICOLOGIA DEI CONSUMI di Priscilla Cavalieri
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