Hume - L’origine delle idee
Hume distingue tra quando un uomo sente il dolore per un calore eccessivo e quando, più tardi, egli richiama alla memoria tale sensazione o la anticipa con l’immaginazione. Essa può copiare o imitare le percezioni dei sensi, ma non può mai avere la forza o la vivacità del sentimento originale.
Una simile distinzione vale anche per tutte le altre percezioni della mente. Un uomo irato è eccitato in modo diverso da uno che ha solo il pensiero dell’ira. Quando riflettiamo sui nostri sentimenti e sulle nostre affezioni passate, il nostro pensiero è uno specchio fedele che riproduce i suoi oggetti; ma i colori che adopera sono pallidi e smorti a confronto di quelli originali.
Possiamo dividere dunque le percezioni della mente in due classi, distinte dai loro differenti gradi di forza o vivacità. I pensieri e le idee sono le percezioni meno potenti. Le impressioni sono invece le nostre percezioni più vivide, quando udiamo o vediamo o amiamo.
Nulla può sembrare più illimitato del pensiero umano; esso non solo sfugge ad ogni potere umano, e non è nemmeno trattenuto entro i limiti della natura. Mentre il corpo è confinato al nostro pianeta, il pensiero può in un istante trasportarci nelle regioni più lontane dell’universo. Ma sebbene esso sembra possedere tale libertà, è invero confinato entro limiti ristretti; tutto questo potere creativo della mente si riduce al solo comporre i materiali fornitici dall’esperienza.
Hume crede che tutte le nostre idee o percezioni più deboli sono copie delle impressioni più vivi-de. Egli dimostra ciò con due argomenti. Primo, quando analizziamo i nostri pensieri, per quanto siano composti si risolvono sempre in idee semplici. Ad esempio, l’idea di Dio sorge dal riflettere sulle operazioni della nostra mente, aumentando poi oltre ogni limite le qualità di bontà e sapienza.
Inoltre se accade, per un difetto dell’organo, che un uomo non sia suscettibile di qualche sensazio-ne, egli sarà altrettanto poco suscettibile delle idee corrispondenti. Un cieco non può farsi una nozione dei colori, né un sordo dei suoni. Il caso è lo stesso se l’oggetto non è mai venuto a contatto con gli organi di senso. Un lappone non ha nozione del sapore del vino.
Tuttavia, un fenomeno contrario prova che è possibile, per delle idee, sorgere dalle corrispondenti impressioni. Poniamo davanti a una persona delle differenti gradazioni di colore, eccetto una in cui non si è mai imbattuto: è evidente che questi percepirà un vuoto. Tuttavia, non gli sarebbe possi-bile supplire con l’immaginazione a quella mancanza, facendo nascere da sola l’idea di tale grada-zione. Il caso è comunque così singolare da non richiedere la modifica della massima generale.
In conclusione, quando sospettiamo che un termine filosofico sia usato senza significato o idea (come spesso avviene), dobbiamo solo stabilire da quale impressione sia derivata quella supposta idea. E se è impossibile assegnarne una, ciò confermerà il nostro sospetto. Portando le idee ad una luce così chiara possiamo eliminare le dispute che possano sorgere intorno alla loro natura.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Esame: Filosofia Morale, a. a. 2008/09
- Titolo del libro: Ricerca sull’intelletto umano
- Autore del libro: D. Hume
- Editore: Laterza, Roma-Bari
- Anno pubblicazione: 2004
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