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Il vestito: tensione tra tipologia e tassonomia


Questa semiotica del vestito si pone evidentemente in antitesi ad approcci di tipo tipologico, per quanto possa in seconda battuta fornire a questi ultimi un sistema di invarianti/varianti su cui costituirsi.
Vediamo alcuni esempi di tensione tra tipologia e tassonomia;
i. rispetto alla dipendenza del vestito dalla topologia e dalla morfologia del corpo, passiamo da criteri ergonomici (aderenza alle forme corporee) a logiche del supplemento (accessori, decorazioni, appendici, ecc.);
ii. rispetto alla stratificazione vestimentaria, passiamo da criteri funzionali di filtraggio alla opposizione sociolettale tra moduli pubblici e moduli intimi del vestirsi in contesto;
iii. rispetto alla contenenza del vestito, passiamo dalla distribuzione e in-tegrazione di agenti tensostrutturali (cinture, bottoni, elastici, ecc.) a logiche di ostensione/nascondimento di agenti suppletivi fittivi/ celati (ad esempio, reggiseni imbottiti).
iv. rispetto al vestito come superficie di iscrizione, si avranno logiche di articolazione tra i pattern dei diversi capi (ad esempio, il “completo) e criteri spuri quali appunto le tute o le uniformi, o in maniera più sofisticata le relazioni tra valori specifici del vestito e valori del marchio. Indubbiamente, la tecnologizzazione degli abiti si delinea, nel prossimo futuro, come la moltiplicazione dei sistemi d’interfaccia introiettabili dalle forme vestimentarie. In questo senso, un ruolo anticipatore è svolto dalla tuta spaziale che è al centro del sistema figurativo di Dune.

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