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Riabilitazione Chirurgica della Voce:
L'insegnamento mira a fornire le conoscenze circa la fonochirurgia; fornisce inoltre le basi anatomiche delle corde vocali e le conoscenze basiche sulla loro valutazione attraverso la stroboscopia, per poi spiegare nel dettaglio le varie metodiche fonochirurgiche, associate alle lesioni cordali descritte. Infine, cita e spiega l'importanza della chirurgia endoscopica e la Tiroplastica.
Anno Accademico 2017/2018
Argomenti trattati:
• Fonochirurgia
• Metodiche fonochirurgiche
• Campi di applicazione della fonochirurgia
• Disfonia
• Lesioni cordali
Dettagli appunto:
- Autore: Andrea Panepinto
- Università: Università degli Studi di Pisa
- Facoltà: Medicina e Chirurgia
- Corso: Logopedia
- Esame: Riabilitazione chirurgica della voce
- Docente: Prof. Matteucci
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Riabilitazione Chirurgica della Voce Appunti di Andrea Panepinto Università: Università degli Studi di Pisa Facoltà: Medicina Corso: Logopedia Esame: Riabilitazione chirurgica della voce Docente: Prof. Matteucci Anno Accademico 2017/2018FONOCHIRURGIA Termine che indica una specializzazione nata negli anni 60, introdotto da Van Leden e Arnold, attualmente si associa a condizioni patologiche non oncologiche, nelle quali l’obiettivo primario è il miglioramento dell’emissione vocale. E una branca specialistica in ORL perché viene praticata con un avanzamento delle tecniche chirurgiche prima di questo periodo che si operavano nel campo della patologia della voce. Prima nessuno ha pensato a un trattamento di fono chirurgia perché era un discorso che rientrava nella chirurgia sulle corde vocali quando addirittura si levavano i polipi con lo specchietto laringeo in anestesia locale. Negli ultimi 20 anni è diventata una procedura che ha trovato sempre più indicazioni e sempre più necessità di essere applicata per le variazioni in questo periodo e anche per il tipo di lavoro che si è iniziato ad effettuare: persone che vanno incontro a surmenage fonatorio, o persone che per lavoro hanno dovuto parlare per ore senza un’impostazione adeguata rispetto alle caratteristiche del piano glottico e che poi si dovevano operare per le alterazioni. Alterazioni che in genere risolvono i logopedisti con la terapia logopedica. Allorché non fosse suf iciente il trattamento logopedico o la terapia medica allora si chiede aiuto alla fonochirurgia anche se, quest’ultima non va intesa come pratica esclusiva nella pratica della terapia dei disturbi della voce deve essere integrata con una valutazione e riabilitazione di tipo logopedico, quindi fonochirurgo e logopedista devono lavorare insieme (lavoro di equipe). La fonochirurgia si avvale di una strumentazione sempre più so isticata e che permette di agire in una maniera più delicata possibile su una struttura che è già di per sé delicata nella produzione della voce. Quindi occorre che chi si avvicina alla fonochirurgia abbia informazioni sulla isiologia della fonazione, sulle strutture ed ultrastrutture alla base del fenomeno vocale. La varietà dei provvedimenti chirurgici sotto elencati è teorizzata e conosciuta da molto tempo ma ha subito un impulso di crescita e perfezionamento rapido negli ultimi anni grazie al notevole sviluppo tecnologico sia per il versante diagnostico che quello chirurgico. La fonochirurgia è una branca molto specialistica che deve usare procedure molto delicate perché il substrato anatomico e funzionale dell’elemento che va a modi icare è estremamente delicato. Questa procedura chirurgica si propone di lavorare in tutte le lesioni non neoplastiche della laringe, congenite o acquisite che determinano un quadro cronico di disfonia per le quali è necessario fare una terapia chirurgica. Oggi sono i lavoratori dei call center che molto più rispetto agli insegnanti hanno a che fare con situazioni di surmenage fonatori, quindi professionisti della voce che hanno necessità di avere un sistema produttivo fonatorio normale perché la disfonia disfunzionale porta ad alterazioni anche al di là del prodotto vocale(non solo la voce sgradevole che ne vien fuori ma che la produzione di questa voce affatica il pz e si arriva alla fonastenia con un coinvolgimento generale dell’organismo con mal di testa, affaticamenti, disturbi di iperventilazione, che sono problematiche non indifferenti). Gli ambiti della fonochirurgia • La varietà dei processi chirurgici è abbastanza importante: Si parla di laringomicrochirurgia LMSD fatta in anestesia generale (micro vuol dire che è il microscopio ad aiutarci in questo tipo di lavoro a dimostrazione della delicatezza dell’intervento e delle manovre chirurgiche da parte dell’operatore); • Vi sono poi le iniezioni di materiale intracordale quando c’ è da fare dei riempimenti per riempire dei minus alle corde vocali, nel caso in cui vi siano agenti cicatriziali oppure fatti congeniti; • Oppure si possono fare interventi in cui si interviene sulla struttura della laringe (chirurgia della struttura laringea o laringoplastica) e si va a modi icare la struttura cartilaginea della laringe e quindi della cartilagine tiroidea; • La chirurgia neuromuscolare nei disturbi della motilità delle corde vocali per disturbi di tipo neuromuscolare oppure nella chirurgia ricostruttiva dopo una laringectomia parziale oppure chirurgia nel posizionamento di protesi fonatorie (laringectomia strutturale). Negli ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo perché è sviluppata la tecnologia messa a disposizione dell’operatore chirurgico, oggi si possono fare degli approcci chirurgici che 20 anni fa non era pensabile fare. • Chirurgia ricostruttiva dopo laringectomia; • Chirurgia relativa al posizionamento delle protesi fonatorie (in prospettiva si ha un trapianto di laringe. Andando avanti nel tempo la strumentazione è venuta a costare sempre meno, oggi i costi sono ridotti, la qualità è nettamente aumentata ed è pi ù facile disporre di laser nella chirurgia del corpo. Ci sono sistemi di videoregistrazione per cui si può fare un confronto tra prima e dopo l’intervento. La fonochirurgia non può esistere se non esiste una valida fase diagnostica e la videolaringostroboscopia è un’indagine fondamentale che ci permette di fare una diagnosi precisa della lesione, senza la quale non si possono vedere le lesioni ,non si può capire per quale motivo il pz ha una disfonia, si rischia di fare interventi di chirurgia non adeguati alla patologia, si può scambiare muco per noduli (noduli che magari non c’erano per cui l’intervento risulta inutile e dannoso ino a creare un minus cicatriziale)per cui per poter avere una buona impostazione alla fonochirurgia bisogna avere una buona impostazione alla diagnosi. La diagnosi deve essere fatta attraverso varie strumentazioni e la videolaringostroboscopia è quella che ci fornisce maggiori indicazioni. Con l’avanzare del tempo si assiste ad un miglioramento della strumentazione chirurgica e diagnostica, dei microscopi a luce che ci permettono di evidenziare adeguatamente le varie strutture, sistemi di registrazione prima e dopo, laser che toglie la lesione, strumenti chirurgici sempre più duttili ed ergonomici nella loro operatività. Dobbiamo sempre pensare che l’invasione chirurgica deve essere estremamente delicata, l’approccio chirurgico deve essere fatto da mani esperte e ferme che devono rispettare la struttura della corda vocale e non creare cicatrici che possono portare ad un peggioramento della voce. La corda vocale presenta: • Struttura esterna mucosa • Struttura del Ligamento vocale (elemento fondamentale che necessita il massimo rispetto se vogliamo avere una buona riuscita dell’intervento chirurgico. Un danno al ligamento vocale determina una persistente alterazione della fonazione • struttura neuromuscolare che va trattata in maniera molto speci ica e precisa Il legamento vocale che fa parte della lamina propria, parte super iciale della mucosa, è quello che permette alla struttura mucosa di avere dell’elasticità perché si mette in contatto da una parte con la struttura mucosa e dall’altra con la struttura muscolare e rende possibile far sı̀ che il cover (quindi la mucosa che scorre sopra) possa avere questa capacità di scorrimento facilitato anche dalla presenza di acido ialuronico. Non a caso la struttura è fatta cosı̀, proprio per formare l’onda glottica. E fondamentale l’indagine videostroboscopica per poter vedere la struttura dell’onda glottica perché è su quella che poi andiamo a valutare e vedere che cosa fare. E chiaro che se noi operiamo delle cicatrici su questa struttura eliminiamo la capacità di scorrimento della mucosa sul piano sottostante e come si ha questa alterazione di scorrimento abbiamo un ‘asimmetria dell’onda glottica per cui è possibile non arrivare alla fase di completa chiusura del piano glottico al momento della fonazione, nel momento del passaggio dell’onda per cui abbiamo una alterazione della produzione vocale che poi si ripercuote sul timbro vocale e quindi su un alterato prodotto vocale inale. Klein Sasser fu quello che storicamente ha introdotto il concetto della microchirurgia perché ha introdotto anche le modalità operative ideando per esempio lo strumento chiamato proprio Kleinsasser, laringoscopio che si usano in sala operatoria e ci permettono di mettere su un'unica direttrice la cavità orale, la faringe, la laringe e trachea in modo da operare il pz mentre è di spalle, intubato e i chirurghi possono avere le due mani completamente libere per lavorare su questa struttura laringea. Questa evoluzione della chirurgia è stata dovuta al fatto che c’è stata una richiesta sempre maggiore di miglioramento della voce in soggetti che l ‘avevano cronicamente persa per motivazioni di lavoro, motivazioni professionali andate sempre più specializzandosi. Com’ è strutturata una corda vocale Tenendo conto di quelle che sono le caratteristiche della struttura della corda vocale sezionata in senso verticale vediamo che ci sono vari strati: • uno strato più super iciale che è un epitelio squamoso strati icato che costituisce la mucosa che riveste la corda vocale; • una lamina propria (quella in grigio) fatta da un piano super iciale, un piano mediano e uno interno (parte grigia, avana e celeste) che sono strutture che costituiscono globalmente quello che de iniamo il ligamento vocale; • sotto il ligamento vocale abbiamo il muscolo vocale Il ligamento vocale è costituito da tre strati sovrapposti che in base alla loro costituzione biochimica variano. Per esempio le proprietà viscoelastiche della lamina propria (visco perché c’è necessità di movimento ed elasticità) dipendono dalla matrice extracellulare che abbiamo nella struttura sottomucosa che permette alla struttura di scorrere adeguatamente. A seconda dello strato che abbiamo, abbiamo una maggior presenza del materiale cellulare o di materiale ibrillare o di materiale extracellulare e ciò de inisce il diverso comportamento delle varie parti con cui si compone il ligamento vocale. “Cover body teory” cioè teoria di cover, copertura del piano muscolare da parte di questa struttura, ideata da Hirano. Se noi abbiamo una struttura rigida e io ci passo sopra una striscia di sughero questa aderisce e non mi scorre, se io ci metto del grasso o dell’olio, questa scorre. Il grasso e l’olio sarebbero la struttura del ligamento vocale che permette alla mucosa di scivolare insieme a loro perché tra muscolo e ligamento vocale c’è questa struttura che ingloba il ligamento vocale ma che gli permette di muoversi insieme alla mucosa sopra allo strato muscolare. Questi 3 strati permettono di fare questo movimento. Quando la corda vocale si allunga, il muscolo si allunga insieme. Si parla di materiale viscoelastico proprio perché si adagia alle variazioni di lunghezza e di spessore della parte muscolare della corda vocale. La lamina propria delle corde vocali è suddivisa in tre stati secondo un criterio isto- morfologico basato sul diverso contenuto di elastina e ibre: lo strato super iciale, strato medio, strato profondo della lamina propria. Il super iciale si è de inito lo spazio di Reinke dove si praticano attività chirurgiche di riempimento. Lo strato medio e profondo sono quelli che maggiormente de iniscono il ligamento vocale. Il ligamento vocale propriamente detto è lo strato medio e lo strato profondo, lo strato super iciale è quello che lo collega alla mucosa. Ogni strato ha la sua funzione, inoltre questi tre strati si interpongono tra lo strato mucoso e lo strato muscolare. Lo strato super iciale è un tessuto lasso povero di ibre, quello medio è ricco di ibre elastiche, quello profondo di ibre collagene questo si accorda con la cover-body teory che prevede una porzione più super iciale che scivoli con ampia liber à di movimento in tutte le direzioni, rispetto ad un corpo tissutale profondo e rigido. E fondamentale questa struttura che non deve essere alterata perché se ci creiamo dei fatti cicatriziali non abbiamo più la funzionalit à data dal legamento vocale e dalla parte super iciale della lamina che permette lo scorrimento dell’onda glottica. Se io ho una lesione in iltrata che non interessa solo l’epitelio (la mucosa) ma anche la lamina propria (quindi è sottomucosa), la lesione rimane rigida allora quando arriva l’onda questa si blocca li. Ecco che la laringostroboscopia mi fa capire se la lesione è rigida in iltrata e allora è una forma maligna o se è una forma invece benigna che si muove con l’onda. Ma questo io posso vederlo solo con la stroboscopia attraverso gli artefatti della luce stroboscopica che mi fanno vedere l ‘onda a rallentatore e le lesioni che vi sono sopra. Se io ho la lesione che mi prende anche il ligamento vocale ho una lesione rigida, bloccata e questo non è più un trattamento di fonochirurgia ma un intervento che deve portare alla guarigione del pz non per quanto riguarda la patologia della voce ma per quanto riguarda la salute. Naturalmente farò esame istologico (che si fa sempre anche quando si tolgono lesioni benigne perché dobbiamo avere la classi icazione) per ò gi à un’indagine videolaringostroboscopica ci fa capire come la lesione possa avere interessato le corde vocali. Tutto questo varia in base al rapporto che c’è tra struttura ibrosa e la struttura di collagene. Per esempio la lamina super iciale è un tessuto lasso povero di ibre, la media è ricca di ibre elastiche e la profonda è ricca di ibre collagene. L’incastrarsi di questi diversi elementi fa sı̀ che questa sia la dimostrazione che la struttura funziona in maniera differenziata per cui permette l’allungamento e l’accorciamento, di seguire le corde vocali senza che vi siano strappi. Se io non avessi una struttura elastica e viscosa, quando allungo le corde vocali avrei una rottura, non le potrei accorciare sennò la mucosa diventerebbe grinzosa e invece no, la mucosa si adegua sempre alle variazioni di lunghezza del muscolo vocale. Il ligamento vocale (elemento fondamentale dell’anatomo isiologia delle corde vocali) ha le ibre collagene ed elastiche parallele al muscolo. Questo è ovvio perché se noi pensiamo che si deve allungare e ridurre in base all’allungamento e alla riduzione delle corde vocali è chiaro che le ibre debbano essere parallele. Se fossero trasverse a 90 gradi non avrebbe senso. Il ligamento si distribuisce uniformemente sulla corda vocale per renderla elastica insieme alla muscolatura, dunque distribuisce uniformemente la tensione derivante dalla contrazione muscolare e garantisce una stabilità del muscolo vocale durante la vibrazione fonatoria. Naturalmente il primo esame che si fa in ambulatorio in un pz che ha disfonia non è la laringostroboscopia ma gli si fa un’indagine endoscopica a luce analogica non stroboscopica, quindi una laringoscopia a ibre lessibile in genere. Poi in base a quello che si vede si pu ò decidere se fermarci qua o se c’è da valutare meglio la lesione e a quel punto dobbiamo fare un ‘endoscopia a ibre ottiche rigide collegata ad una luce stroboscopica. Si parte sempre da una laringoscopia a ibre lessibili perch é in genere è meglio tollerata dal pz, a meno che egli non abbia gravi stenosi nasali per cui è dif icile poter entrare ma se uno con accortezza usa un laringoscopio pediatrico con il diametro ridotto e fa un po’ di anestesia locale con uno spruzzino di lidocaina nel naso e mette un po’ di luan sulla ibra questa scivola bene e si riesce comunque ad entrare. Nell’eventualità che il pz non riuscisse ad essere visto con la ibra lessibile dal naso allora si ricorre alla ibra rigida dalla bocca e questa pu ò dare informazioni anatomiche anche migliori perché ha un diametro e un numero di ibre superiore e l’immagine risulta più precisa però dipende se il pz è in grado di farsi fare l’endoscopia o necessita di un’anestesia locale perché ha i ri lessi laringei che gli impediscono di poter farsi visitare con l’endoscopio rigido. Se io faccio una laringoscopia per via nasale posso vedere bene il rinofaringe, posso valutare la motricità del velo pendulo e posso vedere se dietro la parete del rinofaringe ci sono lesioni o alterazioni. Quando si fa una laringoscopia rigida invece si esclude completamente la parte retronasale alta perché non si vede. Nella disfonia è importante osservare la zona del rinofaringe, importante per decidere il timbro. Quindi se alla disfonia è associata anche una rinolalia è chiaro che si deve vedere se è aperta, chiusa, se è da ostruzione o da insuf icienza. L’indagine di partenza con la ibra ottica dal naso è fondamentale, quella con la ibra rigida pu ò essere di completamento per avere una maggiore soddisfazione di tipo diagnostico per vedere dov’è ev entualmente la lesione. Quindi si passa ad una laringostroboscopia per vedere eventuali lesioni che si hanno sulle corde vocali, per vedere se è una lesione che si muove al passaggio dell’onda oppure se è una lesione rigida(ciò ci pone una diagnosi differenziale sulla natura della lesione perché se è rigida e non si muove vuol dire che è in iltrata e sicuramente è un carcinoma) se invece si solleva al passaggio dell’onda vuol dire che è una lesione benigna che interessa soltanto la parte mucosa e la parte super iciale della lamina propria senza interessare la super icialità del ligamento vocale e del muscolo. Si Può essere inoltre fatto un esame spettrogra ico che può essere utile per valutare prima e dopo la chirurgia, ciò è fondamentale per un valore medico legale. E sempre bene andare a mettere nero su bianco per poter dimostrare che si è seguito un protocollo terapeutico. Nell’ambito della riabilitazione anche il logopedista deve seguire i protocolli. Rieducazione con attacca vocale duro con i colpi di glottide si fanno nelle paralisi cordali o nella contrazione isometrica. Le riabilitazioni non sono tutte uguali ma variano in base al tipo di patologia del pz. Occorre una laringostroboscopia che ci faccia vedere qual è la situazione e poi su quella applicare il trattamento adeguato. Non si può fare riabilitazione senza avere un quadro clinico. La stroboscopia Ci permette di vedere immagini in movimento. Immaginiamo di avere un muro e in questo muro ci sono delle inestrine a distanza di 30 /40 cm, una persona che passa di corsa la vediamo e non la vediamo a scatti, con un ‘immagine non continua. Se io avvicino le inestrine però le immagini diventano più continue. Altro esempio in discoteca con le luci psichedeliche, ragazza che balla a scatti a seconda della luce. O ancora le luci di natale che sembra che si muovono ma in realtà non c’è movimento, io vedo la luce perché sulla mia retina in quel momento si ferma quell’immagine lı̀, poi quell’altra e l’altra ancora. La stroboscopia si ha soltanto quando c’è da valutare qualcosa in movimento sennò non ha senso. Dalla legge di Talbot noi sappiamo che più di 5 immagini doppie al secondo la nostra retina non può trattenere. Sappiamo dalla isiologia della fonazione che la vibrazione dell’onda glottica va da circa 90/100Hz a 400 nelle voci bianche (velocità nettamente superiore rispetto a quella che il nostro occhio può trattenere). Abbiamo bisogno di un generatore di luce, lo stroboscopio in questo caso, un proiettore ad illuminazione intermittente la cui frequenza di interruzione è sincronizzata con il movimento delle corde vocali automaticamente, il quale sia collegato ad un microfono applicato sul collo del pz sullo scudo laringeo. E un microfono di contatto che prende le variazioni pressorie della vibrazione cordale e le trasmette alla luce la quale si accende e si spegne nello stesso modo con cui si produce l’onda glottica. Se io ho un’onda glottica che ha una frequenza di 150 Hz al sec, la luce è sincrona e si accende e si spegne 150 volte al secondo. Allora succede che se io collego la luce a un laringoscopio rigido o lessibile, vedo le corde vocali con questa luce che si accende e spegne 150 volte al secondo. Questo vuol dire che se io in 1 sec ho 150 onde che arrivano, io vedo sempre l’onda in quella posizione (perché una volta è la prima, una volta la seconda, una volta la terza ma è sempre lı̀! Io vedo sempre lei, ma è una delle 150 onde). Se sfalzo a un certo punto la frequenza di illuminazione con lo strumento e invece di 150 al sec ne faccio 149, io vedo un’onda lı̀ e quella dopo la vedo un attimo dopo rispetto a quella che è perché è già passata la seconda e cosı̀ via) io però le vedo tutte insieme come se vedessi una sola che si sposta. Quindi se la frequenza di illuminazione è uguale a quella di vibrazione si osservano le corde vocali solo in una posizione del ciclo vibratorio mentre se la frequenza di illuminazione è diversa da quella di vibrazione osserviamo le corde vocali in posizioni adiacenti o in lento movimento, che in realtà è la sommatoria di tutti i cicli fatti ma io vedo solo quella che mi si illumina quando mi si accende la luce. Io vedo come se fosse sempre la stessa onda ma in realtà sono tutte onde diverse illuminate in fasi diverse. Il concetto è quello di vedere come se fosse un’unica onda che si muove l’inviluppo delle onde successive ognuna delle quali vista in momenti diversi, perché se tutte le vedo nello stesso momento è come se la vedessi ferma. Cosı̀ noi vediamo il movimento dell’onda glottica che in realtà è un movimento falso che però ci permette di avere informazioni precise che altrimenti non avremmo. Osservando una laringostroboscopia ci accorgiamo che non sono tutte e tre le componenti delle corde a vibrare poiché il sistema neuromuscolare andrebbe incontro ad un fenomeno di esaurimento, di adattamento patologico, invece le corde vocali vengono fermate non sulla linea mediana (altrimenti non avremmo la possibilità attraverso la pressione sottoglottica di far passare l’aria!) ma si bloccano in posizione quasi mediana lasciando passare uno spazio. Se le corde fossero chiuse, l’aria non passerebbe. Quando in fase espiratoria (in cui avviene la fonazione) dal mantice polmonare mando su la pressione lungo la trachea, a un certo punto le corde vocali si mettono in posizione fonatoria da una posizione respiratoria, aumenta la pressione sottoglottica che crea delle ondulazioni sulla mucosa che dalla parte sottoglottica vanno nella parte inferiore delle corde vocali, collimano nel passaggio al labbro vocale, si toccano e nel passaggio tra una pressione di onda glottica e l’ altra c’è un vuoto e quella è la fase di max apertura ( inché non arriva la seconda onda sia a dx che a sx che si ritoccano). Quindi le corde vocali non sono mai chiuse in posizione fonatoria, sono addotte ma mai completamente addotte, l’onda glottica dx e sx devono essere simmetriche. Ecco perché quando c’è una disfonia disfunzionale di impostazione sbagliata una corda evidentemente si tende meno rispetto all’altra, arriva prima un’onda e dopo l’altra. Se non arrivano insieme non avremo mai la fase di max chiusura e avremo sempre una sfuggita d’aria disfonia ipocinetica. Le onde devono essere simmetriche e contemporanee. Tutto ciò lo vedo solo con la luce stroboscopica. Se cosı̀ non avviene si può confondere del muco con dei noduli perché spesso il muco è simmetrico. (nella rimozione del nodulo che in realtà non c’è, il chirurgo impreciso potrebbe rimuovere un pezzo di mucosa in eccesso rispetto a quella che è la lamina basale e può determinare un abbassamento di voce permanente). Metodiche fonochirurgiche: via endoscopica e via esterna La prima dalla bocca o dal naso, la seconda è un ’aggressione dalla cute del collo. La via endoscopica si realizza con la microlaringoscopia diretta in sospensione MLSD che può essere trattata con lama fredda tradizionale o con metodica laser CO2. In questo caso il pz è sdraiato intubato, l’operatore va alla testa del pz e inserisce un tubo per bocca, va a prendere la lingua, vede l’epiglottide, prende l’epiglottide e la solleva e va giù ino al picciolo dell’epiglottide, vede le corde vocali, il sistema blocca la piattaforma e il chirurgo può lavorare con entrambe le mani libere per lavorare al microscopio mentre la telecamera collegata al microscopio fa vedere il tipo di intervento che viene eseguito. Permette di registrare e valutare cosa succede e le differenze tra prima e dopo. Nella fonochirurgia endoscopica vengono utilizzate le pinze triangolari, a cuore, a coccodrillo e a cucchiaio. Via esterna: le tiroplastiche. Interventi sulla struttura laringea se faccio un intervento endoscopico non altero la struttura, se invece la altero è perché vado ad incidere sulla cartilagine laringea. Campi di applicazione della fonochirurgia Si parla sempre di lesioni benigne, perché nel caso ci sia un tumore il pz deve essere salvato, non si deve pensare alla qualità della voce. Successivamente quando siamo sicuri che la lesione non è più recidivante allora si possono fare interventi di miglioramento della voce. Nelle lesioni benigne l’intento primario è quello di lavorare sulla fonazione, ecco perché si parla di fonochirurgia. Queste si fanno nelle: • lesioni cordali benigne • emiplegia laringea in abduzione (nella paralisi cordale in cui una corda vocale rimane paralizzata in posizione abdotta, quindi c’è uno spazio eccessivo quando la corda vocale controlaterale va a muoversi verso la linea centrale e l’altra rimane ferma e quindi non si ha la possibilità tutte e due di arrivare in posizione mediana per avere poi la pressione sottoglottica che mi fa vibrare l’onda. Andiamo a cercare di ridurre in questo caso l’insuf icienza glottica nell’emiplegia laringea in abduzione. Se l’emiplegia laringea è in adduzione il pz parla normale perché una corda è ferma e l’altra la va quasi a toccare nella fase di fonazione, ma avrà uno spazio respiratorio ridotto. Anche con i riempimenti alla corda vocale paralizzata per medializzarla succede lo stesso, ossia ci sarà un miglioramento della voce però con un peggioramento della respirazione (se deve correre e ha bisogno di aumentare la quantità di aria volume/ minuto si affatica di più , però d’altra parte se fa l’insegnante e la sera arriva a casa con mal di testa e crisi di tipo psicologico è bene che non si metta a correre ma quando insegna a scuola non si stanca più ) • alterazioni della FO (per aumenti o diminuzioni della frequenza fondamentale che non sono idonei al soggetto (una voce femminile ad un maschio ed una maschile in una donna) e si cerca di migliorarla. (per esempio nei trans gender in cui si effettua un intervento chirurgico alle corde vocali per aumentare la frequenza fondamentale dopo una programmazione psichiatrica/ psicologica e di accettazione di sé) • alterazioni neuromuscolari, come per esempio la disfonia spasmodica o il tremore vocale Questi sono i campi di applicazione oggi più frequenti della fonochirurgia. Chirurgia endoscopica laringea Si fa in microlaringoscopia diretta in sospensione in anestesia generale o si può usare l’ottica lessibile in anestesia locale nel naso, un’anestesia locale in faringe e quando abbiamo eliminato il ri lesso del vomito si deve fare attraverso la via endoscopica perch é avremo un endoscopio con due canali( uno ottico, uno operativo) e attraverso il canale operativo si istilleranno delle gocce di anestetico sulle corde vocali in modo che il pz avrà completamente la zona addormentata e allora il chirurgo vede al monitor e tratta chirurgicamente quello che c’è da togliere. Certamente quello che si fa in laringoscopia diretta in sospensione è nettamente superiore in qualità e in quantità a quello che si può fare in anestesia locale. Nella laringoscopia in sospensione si possono far bene i riempimenti di grasso alle corde vocali, si possono togliere dei polipi, si possono incidere e poi aspirare degli edemi ed esportare via dei noduli ma non si possono togliere le cisti. La cosa migliore sarebbe l’anestesia generale ma bisogna che ci sia un servizio che lo permette. Quando l’anestesia generale è controindicata ed un pz ha grossi problemi polmonari o cardiaci è sconsigliabile un intervento di questo genere per migliorargli la voce, ma posso farlo se ha problemi di deglutizione, di inalazione e allora il chirurgo introduce del grasso per ridurre la parte paralizzata che permette poi di avere un ostacolo maggiore all’inalazione e quindi il cibo gli va meglio posteriormente nei seni piriformi. MLSD eseguito in anestesia generale: cordotomia laterale vuol dire che il chirurgo con un microbisturi lanciolato, incide la mucosa, la prende con le pinze a cuore e la scolla dalla parte superiore della cisti, mettendola a nudo, la va a scollare poi va intorno e la scolla in profondità dal ligamento vocale con scollatore smusso, mentre con pinza a coccodrillo afferra il bordo dell’incisione, la scolla, toglie la cisti e poi ribalta il lembo. Se la cisti è nel muscolo vuol dire che non ha fatto nascere il ligamento completo. Lesioni cordali congenite ed acquisite Le lesioni congenite cordali si affrontano quando la terapia logopedica non ha completato il miglioramento o non ha dato risultati soddisfacenti. Queste lesioni spesso danno un eccesso di fatica acustica perché c’è un eccesso di spazio, quindi c’ è un’insuf icienza glottica e allora riducendola e migliorando l’ondulazione della mucosa cordale si può ridurre la fatica fonatoria (la fonastenia nell’insegnante o nel venditore ad esempio, crea problemi e porta all’intervento per provare a vedere se si riesce a far qualcosa). Nelle forme congenite succede spesso che non ci sia miglioramento il pz è abituato sin dalla nascita ad avere quel tipo di voce, e anche se lo mettiamo in condizioni di avere un piano glottico migliore dal punto di vista anatomico, il suo cervello non riesce ad imparare a usarlo in maniera diversa perché è un elemento di cronicizzazione di impostazione. Il lavoro del logopedista consiste nell’impostare un nuovo approccio e non sempre si riesce a fare, il pz non riesce a reimpostare il suo modo di fonare, l’impostazione vocale continua nella sua perseveranza. In questi casi è dunque fondamentale che l’impronta logopedica sia sia pre che post- chirurgica. Le alterazioni congenite sono: • cisti epidermoidi, che sono alterazioni che nascono a livello embrionario, a volte ci può essere un’apertura nel centro (ciò sembra dimostrare che il sulcus glottidis possa essere un