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Pancreatite cronica


Processo infiammatorio cronico e irreversibile del pancreas esocrino che evolve verso l’insufficienza esocrina ed endocrina.
Le cause sono: alcool (80% dei casi), idiopatiche. I fattori di rischio sono, oltre l’elevato introito alcolico, il tabagismo, la familiarità, l’ipoparatiroidismo ecc.
Classificazione: calcificante-calcifica, ostruttiva (non calcifica), infiammatoria (non calcifica), fibrosi pancreatica (non calcifica).
La forma più importante è la calcificante-calcifica che è caratterizzata da un auto-mantenimento del processo flogistico e presenta spesso calcoli intraduttali. La litostatina è una sostanza che previene la precipitazione proteica nei dotti; sul materiale proteico si depositano, favoriti dalla ridotta concentrazione di litostatina,  i sali di Ca: la parete si infiamma e il dotto si restringe. L’alcool altera la litostatina, aumenta la concentrazione enzimatica nel succo pancreatico e ne altera il pH.
Meno frequente è la pancreatite cronica ostruttiva che presenta una potenziale reversibilità della lesione e non prevede calcoli.
Il quadro clinico: dolore (dovuto all’aumento della pressione intraduttale), steatorrea (sindrome da malassorbimento), diabete, malnutrizione, ittero (dovuto all’aumento della bilirubina).
La diagnosi: amilasi, lipasi, dosaggio dei grassi fecali (se  7 g/die è presente statosi), test di intolleranza al glucosio, raggi dell’addome, ERCP, TAC.
La terapia consiste nel rimuovere i fattori eziologici (fumo, alcool) e prevenire le complicanze a lungo termine. Se la forma è lieve non ci sono provvedimenti specifici; se è moderata-severa è necessario un supplemento di enzimi pancreatici (prima dei pasti principali) per aumentare l’assorbimento e cercare di limitare i sintomi (dolore e steatorrea). Inoltre occorre intraprendere una dieta ipolipidica normo-iperproteica, ricca di carboidrati complessi, 15-20 g di fibra; si possono consigliare gli MCT (latte, olio di cocco) poiché vengono assorbiti senza l’aiuto delle lipasi e migliorano la palatabilità delle diete fortemente ipolipidiche (con attenzione ai pz diabetici non compensati poiché chetogenici).


Tratto da GASTROENTEROLOGIA di Lucrezia Modesto
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