Tiroide
La tiroide ha la forma di una farfalla e si trova nella regione antero-inferiore del collo appena sotto la laringe. Questa ghiandola comincia a funzionare ancor prima della nascita (2^, 3^ mese gestazionale) grazie alla placenta che le fornisce lo iodio proveniente dalla mamma.
Il neurormone ipotalamico TRH stimola le cellule tireotrope dell’adenoipofisi a produrre il TSH, che a sua volta stimola la tiroide a produrre T3 e T4 (in quantità maggiori, 20%). Questi, mediante un meccanismo di feed-back, autoregolano la loro stessa produzione.
Lo ioduro ingerito con i cibi e con l’acqua, una volta assorbito a livello intestinale, viene concentrato dalla tiroide che lo converte in iodio organico; questo si incorpora ai residui di tirosina della tireoglobulina (glicoproteina elaborata dalle cellule follicolari). Le tirosine vengono iodate a livello di un sito oppure di due formando rispettivamente monoiodotirosina (MIT) e diiodotirosina (DIT). Coniugandosi, due molecole di DIT danno origine alla T4 (tetraiodotironina), mentre una di MIT e una di DIT formano la T3 (triiodotironina). La T3 si può formare in questo modo oppure può derivare dalle T4 grazie all’enzima desiodasi (che si trova in circolo in periferia) che toglie lo iodio e ne aumenta il recupero. In fase di ridotto apporto di carboidrati diminuisce l’attività delle desiodasi e, in particolare, la trasformazione del T4 in T3; inoltre si forma una T3 non attivo biologicamente.
La tiroide necessita di 60 microgrammi di iodio, ma ne fa altri 60 di scarto quindi in totale deve assorbire almeno 120 microgrammi/die. Nella colloide, la forma di deposito degli ormoni tiroidei, sono accumulati 800 microgrammi di iodio, utilizzati nei periodi in cui questo è carente. Si consiglia un’assunzione con la dieta di 150 microgrammi/die di iodio; per la gravida questo valore sale a 200. La carenza iodica favorisce l’incremento di volume della ghiandola. L’escrezione di iodio con le urine riflette circa quello ingerito con la dieta.
Le cellule parafollicolari, che si trovano alla base di quelle follicolari, producono calcitonina che inibisce la liberazione del Ca dalle ossa diminuendo così il tasso ematico di questo.
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Autore:
Lucrezia Modesto
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Medicina e Chirurgia
- Esame: Enocrinologia
- Docente: Giusti
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