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Il testamento e il patrimonio degli ebrei siciliani


Lo scopo principale del testamento e dell'inventario è quello di regolare la devoluzione del patrimonio e di accordare la volontà sovrana del testatore all'uso. L'indipendenza della volontà del testatore si esprime nella costituzione di un fedecommesso. La casa dunque assume un ruolo simbolico che supera largamente il valore effettivo e, come le donazioni alla sinagoga, perpetua il nome e la memoria.
Primo obiettivo dei lasciti e della designazione di alcuni eredi particolari è quello di evitare le possibili contestazioni, dunque si assegna la parte legittima a chi di diritto e piccole somme vengono lasciate ai parenti prossimi che vivono lontano. Somme più consistenti vanno alle figlie dotate. La vera sorpresa è trovare tra i legatari dei cristiani.
Le donne possono lasciare anche al marito, sulla loro ketubbah, piccole somme di denaro, così anche alla figlie e ai nipoti e possono dividere la casa e i mobili, riservando alla madre dei periodi di usufrutto. La scelta essenziale è quella dell'erede universale, che poteva essere il figlio unico, quello maggiore o in mancanza, la figlia maggiore e i suoi figli. Così almeno compare in 20 dei 27 testamenti analizzati e redatti per una donna. I testamenti maschili indicano una netta preferenza per la linea maschile, in mancanza della quale si designava la figlia sposata o la vedova.
IL TESTAMENTO. La libertà di fare testamento è universalmente riconosciuta agli ebrei purché non siano sottoposti alla patria potestà. Il timore di vedere riattivare nei loro confronti la manomorta fa sì che spesso il testamento sia esplicitamente convalidato. Il preambolo del testamento viene preso dai notai cristiani dal formulario concreto e non riflette le preoccupazioni del testatore; non si conosce invocazione né preghiera. Si comincia regolarmente ricordando l'incertezza sull'ora della morte e dopo le clausole di devoluzione del patrimonio, il testatore si preoccupa del lutto e procede alla distribuzione di vestiti blu o neri. Il morente distribuisce poi i propri abiti e procede ai legati pii. Si passa poi a onorare la memoria del defunto e quindi a decidere l'uso esclusivo dei beni donati. Quando il testatore non ha figli e vuole perpetuare la propria memoria stabilisce delle fondazioni importanti, dei lasciti religiosi. Tutto viene fatto con molta discrezione e non vi sono né richieste di preghiere né di lastre funebri; non vi si ricercano né gloria né intercessioni.
Il cadavere viene priva lavato e i testatori non dimenticano di compensare prima i lavatori; poi il corpo viene deposto in una bara coperta da un tessuto di seta o di zendado e affidata ai membri della confraternita che la portano in sinagoga. Solo le esequie dei notabili venivano svolte in toto dentro la sinagoga e in quel caso la Torah veniva appoggiata all'angolo in basso della bara. Dalla sinagoga i canti del salmo 49 accompagnavano il defunto al cimitero.
- Case modeste del valore di circa 20 onze.
- Case del valore compreso tra 20 e 40 onze.
-Undici palazzi del valore di oltre 50 onze.

Tratto da STORIA MEDIEVALE di Gherardo Fabretti
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