Il rapporto tra ebrei e musulmani in Sicilia (1200)
L'INSEDIAMENTO EBRAICO IN SICILIA. Giuridicamente le comunità sono presiedute da un Beth Din (un tribunale) e amministrate dagli anziani. Ogni comunità è organizzata in un Qahal (una sorta di comunità teocratica) con un tribunale, e dispone di beni comuni, di un cimitero e di un patrimonio immobiliare. Questa forma articolata di organizzazione, tra le altre cose, tutelava i mercanti ebrei contro gli eccessi del fiscalismo musulmano.
I RAPPORTI CON LE MAGGIORANZE. Il corpus delle lettere tace di eventuali tensioni tra ebrei di Sicilia e musulmani prima del 1070 e, dopo questa data, con la maggioranza cristiana. Si nota in primo luogo l'assenza di una regolamentazione particolare, che essa fosse fiscale o poliziesca, nei confronti degli ebrei, sia durante il regime kalbita sia sotto i Normanni. Sembra insomma che vi fosse una decisa assenza di fiscalismi discriminatori in entrambi i periodi. È chiaro comunque come le occasioni di tensioni non mancassero. Un primo indizio è la piccola ondata di conversioni all'ebraismo sia in Sicilia che in generale nel continente italico. Questa conversione si colloca nel polemico contesto di dibattito tra cristiani ed ebrei e se le manifestazioni di intolleranza anti ebraica si sono comunque verificate, esse non furono mai di importanza rilevante, considerata anche la grande frammentazione religiosa della Sicilia.
L'EREDITÀ DELLA GENIZA. Intorno al 1200 anche se i rapporti tra ebraismo siciliano e mondo egiziano vanno progressivamente allentandosi, troviamo una società particolare modellata sull'ebraismo orientale. Le autorità ebraiche ecumeniche rimangono quelle di Palestina e di Baghdad e la halakhah si è imposta come regola di vita individuale e comunitaria. Le autorità locale si sono affermate, divise in magistrati, cantori e rabbini. Le relazioni col mondo islamico rimangono comunque molto forti e permettono di accogliere in Sicilia alcune comunità fuggite alla pressione almohade. L'arabo del resto rimane la lingua vernacolare anche se il senso del suo uso si modifica: da garanzia di integrazione a protezione del gruppo; in ogni caso offriva l'occasione di contatti culturali e commerciali con l'Africa. La specificità dell'ebraismo siciliano all'interno del mond islamico è forte: il Talmud si è imposto dappertutto, prima come regola universale e in seguito come base della riflessione e dell'interpretazione dell'halakhah senza grosse opposizione karaite, come invece era accaduto in Spagna. Il protrarsi del dominio musulmano in Sicilia ha fatto sì che si applicassero, almeno per un certo periodo, le leggi e le usanze discriminatorie universalmente usate nel Dar al Islam. Lo Stato Normanno sembra averle riprese: il pagamento della jizya da parte delle minoranze; l'obbligo almeno teorico di portare un segno di riconoscimento; la proibizione di costruire nuove sinagoghe. Rimane tuttavia il fatto che gli Ebrei godessero di ampia protezione ed erano tassativamente vietate manifestazioni di intolleranza nei loro confronti.
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia medievale
- Docente: Clara Biondi
- Titolo del libro: Arabi per lingua, ebrei per religione
- Autore del libro: Henri Bresc
- Editore: Mesogea
- Anno pubblicazione: 2001
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