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Vita Artistica: la rivista del 1926


Fu fondata nel 1926 da Tullio Gramantieri e fu rilanciata nel 1927 da Roberto Longhi e Emilio Cecchi. Cecchi era un letterato raffinatissimo, un intelligente cultore di letteratura anglosassone e artistica. La sua prosa artistica traduceva letterariamente le forme degli artisti secondo l'uso dell'ekphrasis, caro già a Longhi. L'ekphrasis rispondeva alla capacità di Cecchi di unire fantasia e riflessione critica, servendo la sua vocazione poetica e moralistica, figurativa e critica. Quali fossero le linee programmatiche della rivista, sono dichiarate esplicitamente nell'introduzione al primo numero.  Si poneva in antitesi allo storicismo estetizzante e falsamente eloquente.
Era contro le analisi integrali e le sublimazioni stilistiche, contro le interpretazioni mistico religiose che nascondono l'incapacità di definire appropriatamente l'atto creativo nella sua intimità lirica e nella sua espressione tecnica.  Invitava a non sostituire lo studio delle opere d'arte originali con la riproduzione fotografica. Escludeva la trattazione dell'arte contemporanea perchè intendeva scostarsi dal clima di polemica e competizione che circondava gli artisti militanti.  Fu una rivista dal ciclo vitale breve ma intenso, e ospitò importanti contributi di teoria dell'arte, di precisazione filologica sull'antica pittura italiana e saggi di rivalutazione dell'Ottocento pittorico italiano. Alfredo Gargiulo fu uno dei più importanti animatori della rivista: pur di formazione crociana, confutò l'estetica di Croce rifiutandone la concezione dell'intuizione lirica e rivalutando il momento tecnico nella formazione dell'opera d'arte.
Sulle pagine del giornale avvenne anche la rilettura in chiave regionale della pittura ottocentesca italiana, lontana da nazionalismi di ogni sorta. Ricordiamo Roberto Papini, Michele Biancale, Mario Tinti, Sergio Ortolani e soprattutto Emilio Cecchi.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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