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Spinoza e Dio



Nasce nel 1632. L’intera speculazione di Spinoza può essere ricondotta a un solo tema fondamentale: Dio. Dio è la realtà stessa, rispetto al quale le singole cose non sono altro che manifestazioni o modi di essere particolari. Inoltre la sua filosofia va inserita all’interno di quella grande rottura operata nella cultura europea dalla cosiddetta rivoluzione scientifica e dalla diffusione della filosofia cartesiana. Spinoza opporrà alla molteplicità delle sostanze aristoteliche l’unicità della sostanza.
Bisogna anche notare un’altra cosa: se già Cartesio aveva superato il modello biologico (che vede lo studio del corpo umano come unico strumento di conoscenza certa del mondo naturale) in favore di quello meccanicistico (do ogni fenomeno si può dar conto attraverso gli urti della materia regolati da precise leggi), Spinoza in un certo senso supera anche quello cartesiano. Egli infatti riconosce a Cartesio il merito di aver dato una fondazione scientifica a tutti gli eventi naturali, ma gli contesta la mancanza di un fondamento metafisico. Per Cartesio infatti rimane un abisso incolmabile che separa il finito dall’infinito. La scelta di Dio è totalmente libera per Cartesio e quindi porta alla sua insondabilità. Spinoza invece sostiene che Dio abbia scelto il migliore dei mondi possibile, l’unico che necessariamente avrebbe scelto. Questo porta allora a poter affermare che ogni conoscenza del finito che non è fallace, non solo è certa ma anche assoluta. Dio allora non è libero.
Ma perché un intelletto sia in grado di cogliere la realtà in questi termini deve essere “emendato” ossia perfezionato di modo da abbandonare la concezione che vede le singole unità autonome e legate fra loro da cause efficienti o peggio finali.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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