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Poteri dello stato in Locke



In uno stato, l’istituzione del potere legislativo è la prima fondamentale legge positiva: essa assicura l’unione della società sotto la guida di persone preposte dal mandato popolare a emanare leggi universalmente vincolanti e rese efficaci dalla forza dello stato.
La legge divina e naturale pongono tre limiti al potere legislativo:
un limite di contenuto: il legislatore emana leggi in vista del bene comune
un limite di competenze: tutto ciò che riguarda lo stato riguarda il cittadino ma non viceversa
un limite formale: le leggi dovranno avere una forma legittima e uguali per tutti
Tutti i poteri sono subordinati al popolo. Esso però non può elevarsi a diretta forma di governo ma delega dei rappresentanti che devono rispecchiare il suo volere e i diritti naturali. Il consenso fiduciario che il popolo dà ai legislatori può essere revocato qualora agisca contro la fiducia riposta o travalichi il volere del popolo. L’unica forma di “esproprio” di proprietà privata è la tassazione che mira ad un bene più grande, quello della gestione del collettivo. Il potere esecutivo è subordinato a quello legislativo e a differenza di quest’ultimo è sempre in atto. Chi detiene l’uno non può detenere anche l’altro. Inoltre il governo distingue al suo interno esecutivo, federativo e di prerogativa. Il re non rappresenta il supremo legislatore, ma il supremo esecutore della legge.
Per questo motivo è il re che detiene il potere di prerogativa che si attua nei casi eccezionali in cui bisogna prendere decisioni velocemente o in situazioni impreviste o qualora le leggi non forniscano in determinate circostanze una guida sicura, in attesa che la legge venga perfezionata. Nel momento in cui questo potere di prerogativa non ha l’appoggio e il consenso del popolo, viene sospeso. Il potere federativo infine agisce nei rapporti dello stato con gli altri stati: decide la guerra o la pace, stringe alleanze e negozia con gli altri stati. Formalmente esso è indipendente ed è in mano ad organi specifici; praticamente è detenuto da chi detiene il potere esecutivo. Sua caratteristica principale è la “prudenza” dal momento che il rapporto con gli altri stati non può essere disciplinato da leggi fisse e prestabilite. Fondamentale allora è che vi sia accordo con chi detiene il potere esecutivo. La politica estera va lasciata alla saggezza ed elasticità di chi detiene il potere federativo.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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