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Logica e metafisica in Leibniz



Per capire questo legame apparentemente assurdo tra verità di fatto e di ragione, bisogna innanzi tutto considerare il fatto che in Leibniz logica e metafisica sono strettamente connesse: questo si evince soprattutto dalla dottrina della sostanza individuale. Si un piano strettamente logico la sostanza è una “funzione” logica definita dalla sua correlazione con il predicato. Ma passando dal piano logico a quello ontologico la sostanza non è più una funzione logica ma entra in stretta correlazione con il suo predicato diventando un supporto di esso: il predicato cioè non può essere che di una sostanza e quindi ontologicamente arriva quasi a coincidere con esso. La sostanza sarà ontologicamente chiamata “individuale” dal momento che Leibniz vedrà in essa un’assoluta singolarità e irripetibilità: l’insieme di ogni predicato ascrivibile ad un determinato soggetto definisce quest’ultimo in maniera assolutamente singolare, distinguendolo da tutti gli altri soggetti. Egli in questo modo si contrappone da un parte al dualismo di Cartesio che dava una definizione generica di sostanza, privilegiando però su tutti un solo attributo o pensiero, l’estensione o la sostanza; dall’altra al monismo di Spinoza nel quale l’infinitezza degli attribuiti coincide con l’unità della sostanza. La dottrina di Leibniz è invece fedele alla tradizione aristotelica che riconosce all’individuo una forma sostanziale, in cui convergono tanto l’aspetto logico quanto quello metafisico. I predicati della sostanza individuale esprimono tutto ciò che di essa si può affermare e non soltanto le proprietà accidentali. Questa concezione può essere compresa solo attraverso uno sguardo di insieme al sistema leibniziano che prevede al suo interno un’armonia prestabilita e una mente divina che conosce in maniera così profonda ogni sostanza individuale al punto tale da far derivare da essa a priori tutto ciò che farà e che gli accadrà. Le azioni che ad esempio Alessandro Magno ha subito o ha compiuto saranno contingenti da un punto di vista umano (poiché l’uomo non è in grado di conoscere a fondo la sua sostanza) ma necessarie da un punto di vista divino. Questo porta a concludere altresì che non esistono rapporti di causalità reciproca tra le varie sostanze individuali che avranno semplicemente un ruolo all’interno di un’armonia prestabilita che produce solo “un’apparenza” dell’influenza causale. È per questo motivo che la sostanza individuale appare come uno specchio dell’intero universo ma sempre da un punto di vista differente.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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