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Nascita del positivismo




Gli sviluppi costanti delle scienze, costituiscono lo sfondo culturale da cui emerge la filosofia del positivismo. Questo movimento filosofico nasce in Francia all’indomani del congresso di Vienna, in piena età della restaurazione. Più tardi esso si svilupperà anche in Inghilterra, Germania e Italia. Il suo carattere fondamentale è la riconduzione di ogni forma di conoscenza ad un sapere positivo, cioè fondato su fatti empiricamente accertati e scientificamente connessi in un sistema di leggi. La ricerca deve sempre iniziare con l’osservazione e la descrizione di fatti; è solo a partire da questi che si può costruire un sistema di leggi che varrà anche per fatti uguali che si verificheranno in futuro. Se è vero che il positivismo rappresenta una reazione tanto all’idealismo, di cui non condivide il tentativo di ricondurre la realtà al pensiero, quanto al romanticismo del quale rifiuta la validità conoscitiva che esso dà all’intuizione, è vero anche che per certi versi è vicino ad entrambi. Con il primo avrebbe in comune la concezione immanentistica della realtà, mentre del secondo accetta una certa aspirazione verso l’assoluto, questa volta ricercato nella scienza e non nella poesia. Ma è con il movimento illuministico che il positivismo ha molto in comune:
il rigoroso empirismo gnoseologico
la stretta correlazione tra scienza e filosofia
l’organizzazione enciclopedica del sapere
la funzione pratica della conoscenza
la concezione della storia come progresso

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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