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Libertà e storicismo per Croce dopo il fascismo



Dopo l’avvento del fascismo Croce si trova in difficoltà a proposito del concetto di positività della storia, e si concentra soprattutto sul concetto di libertà. Considera il fascismo come un momento transitorio (ma pur sempre un momento e quindi storia) un momento in cui, fedele alle teorie di Hegel, la libertà degli individui viene meno, ma sarà uno spunto per il suo superamento in una progressiva riconquista, da parte dell’attività dello spirito, di maggiore libertà. Quindi la storia non deve assolvere o condannare gli eventi storici, ma deve comprenderli; in questo senso la storiografia opera un’azione di chiarificazione e attraverso la mediazione tra passato e presente diventa un potente strumento di azione per costruire la storia  futura. È su questa concezione che si costituisce la storia come azione. E tale azione si esplica nella libertà: alla lotta, all’accettazione o al rifiuto di certe situazioni. Croce a questo punto può affermare che la moralità è “lotta contro il male”. La storia si presenta dunque non come un idillio, né come una tragedia, ma come un dramma nel quale male e dolore sono sempre presenti, ma sempre come stimoli o ostacoli da superare. Croce a questo punto ritiene che la definizione più appropriata della sua filosofia sia storicismo ossia l’affermazione che la vita e la realtà è storia e nient’altro che storia nel suo perenne svolgimento e lotta.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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