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Esichia concetto base dell'Esicasmo



L'esichia è il concetto fondamentale dell'esicasmo. Indica quello stato di silenzio e solitudine sia esteriori che interiori necessari all'esperienza spirituale. Si lavora alle condizioni esterne per il loro riflesso sullo spirito. L'esichia culmina nel silenzio di tutto l'essere. l'esicasta anzitutto fugge i luoghi in cui vi è agitazione (predilezione per il deserto), poi cerca di calmare le passioni e i moti interni dell'anima e del cuore. l'esercizio della preghiera consiste nel chiudere la porta della cella e acquietarsi. Quindi ritrarre le energie psicofisiche, abbassando anche il livello delle onde cerebrali..quando ci si tranquillizza la mente scende nel cuore e il nous si può concentrare sulla presenza del Signore. Il nous tende naturalmente ad acquietarsi nel cuore. La via dell'esichia inizia col cercare un luogo tranquillo e termina col silenzio assoluto, vuoto di ogni cosa in cui il nous è indisturbato. Cercare la perfezione significa cercare anzitutto l'immobilità che può esser esteriore, spegnendo la tendenza al movimento del corpo e la reattività motoria che guasta il nous, e interiore, siccome anche gli stimoli che entran tramite il corpo son fatti propri poi dall'anima e dalla memoria.. Il nous si fa stabile quando si eliminano le fantasie. La fatica della preghiera per i primi tempi è distaccarsi da tutti i pensieri che riguardano le cose esterne e le realtà transitorie. Solo allora il Nous percepirà la causa degli esseri. Nel progressivo acquietarsi del nous si spegne l'attività nella quale esso si disperde, e l'energia di esso entrando nel cuore si purifica. Quando il nous arriva a contemplare l'Uno indivisibile raggiunge la stasi e il riposo. Questo è il suo vero riposo, un muoversi intorno a Dio. Caratteristica naturale del movimento del nous è la sua perpetuità.. Alleggerite dal peso della materia le anime si muovon senza sosta intorno a Dio..ma il nous ha anche una disposizione a raccogliersi e muoversi verso se stesso. Il nous comunque continua a operare anche nello stato ultimo. Suo moto migliore è quello circolare, per cui può arrivare a unirsi a Dio, e si verifica quando il nous rientra in se stesso: può guardare altro ma restare in se stesso. Quindi il nous può disperdersi muovendosi linearmente verso le cose, o raccogliersi in se stesso assumendo un moto di rivoluzione conforme al cielo, che vuol dire associarsi alla rotazione delle entità celesti luminose. La pratica ascetica e il metodo psicofisico fanno si che l'uomo ritorni alla sua conformazione spirituale originale, che si concretizza nell'assunzione di una forma sferica da parte dell'anima, che la rende infuocata. L'anima ascendendo al cielo si conforma al moto rotatorio di ciò che le è simile. C'è forse un legame tra le energie divine e gli antichi astri?

Tratto da ORIGINI GRECHE DELL'ESICASMO di Dario Gemini
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