Ambientalismo e logica del profitto
La politica ambientalista fonde due punti che non vanno presi con leggerezza. In primo luogo si basa su un’illusione: il mito della saggezza ecologica primitiva. In secondo luogo rischia di diventare una logica del profitto speculare a quella che abbiamo visto fin’ora, cioè una difesa della natura a tutti i costi.
Se il caso delle paludi mantovane rientra in un contesto occidentale che si potrebbe facilmente risolvere discutendo attorno ad un tavolo (almeno in teoria), sono sicuramente più complessi i casi in cui il concetto di natura è legato anche alla spiritualità delle popolazioni locali.
Il caso dei pigmei Mbendjele è l’esempio di come la logica ambientalista può, nei limiti del possibile, funzionare egregiamente. Dotando i pigmei di GPS, sono loro a selezionare quali parti di foresta salvare e quali lasciare all’uso dell’industria del legname.
Nel caso dei coccodrilli dei kassena, invece, la logica è stata un po’ imposta dato che un tangwam non lo è da sempre e forse non lo sarà per sempre. Cosa è sacro e cosa non lo è viene deciso in modo serendipico. Come tutto ciò che riguarda la religione, la logica funziona a posteriori: i santi non pensano di essere tali mentre sono in vita, è la società a decretarli tali dopo la loro morte. Così anche i luoghi naturali vengono ritenuti sacri a seguito di determinati eventi che vengono ricondotti a posteriori a quei luoghi.
Non è un caso che la Mãe d’Água dei quilombo brasiliani viva in luoghi frequentati quotidianamente dagli uomini. È più facile costruire una narrazione partendo da luoghi accessibili quotidianamente. Per rendere chiaro il concetto: se mi ammalo e, oltre alla spiegazione scientifica ho bisogno di concetti metafisici (l’intervento della Mãe d’Água come vera causa), ho bisogno di riconoscere, come luogo di contatto con la divinità, un posto molto frequentato dalla mia comunità (ed eventualmente aggiungere alla narrazione un mio comportamento erroneo nel frequentare tale luogo). Tutto questo perché altrimenti non si spiegherebbe la frequenza della malattia: se lo spirito vivesse in un luogo remoto si ammalerebbe un uomo ogni vent’anni!
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Autore:
Mariano Mercuri
[Visita la sua tesi: "Mimesi fra etica, cultura e scienza - Gabriel Tarde, René Girard e i neuroni specchio"]
[Visita la sua tesi: "I nostri cannibali - Indagine sul rapporto tra l’Io ed altre culture"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Antropologia culturale
- Docente: Stefano Allovio
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