Tre pilastri della comparatistica : Curtius, Spitzer e Auerbach
Le posizioni di questi tre pilastri della comparatistica partono da una vera e propria volontà di salvataggio e difesa culturale. La ricerca intellettuale e la lotta autobiografica si fondono e si confondono con una lungimiranza e una drammaticità che non si troverà più nelle opere dei successori. Ha ragione Steiner quando dice che la grande comparatistica nasce sullo sfondo delle tensioni franco tedesche in Alsazia e Renania tra la fine della guerra franco prussiana e l'inizio della Grande Guerra. Classici come quelli di Auerbach e Spitzer nascono da una esigenza di rileggere tedescamente i libri francesi, e da uno sforzo di ridefinire la Latinitas europea prima delle frammentazioni nazionalistiche.
Ernst Robert Curtius (1886 – 1956) il suo nome è legato all'opera La letteratura europea e il medioevo latino che pubblicò nel 1948 (anche se in Italia arriva solo nel 1922). In quest'opera lavorò in particolare sulla ricorrenza di certe immagini e certi temi, rivelando una linea di continuità tra letteratura latina antica e medievale in cui finì per individuare un umanesimo più antico di quello quattrocentesco. Curtius voleva rifondare le basi culturali dell'Europa, allora seviziata e compromessa dalla barbarie nazista.
Leo Spitzer (1887 – 1960) è un caso ancora più emblematico. Divoratore di opere di ogni tempo e luogo, al centro della sua indagine stava l'opera in quanto organismo linguistico di cui rivelare l'intimo funzionamento e la specificità rispetto alla norma esterna al testo. Questo suo obiettivo fece sì che diventasse il più importante esponente della cosiddetta critica stilistica o linguistica. Con Spitzer la comparatistica ha trovato un atteggiamento di curiosità assoluta verso il particolare, di vergine auscultazione del testo, sganciato dalle indagini documentaristiche del metodo positivista francese. Con lui acquistano importanza l'analisi sincronica, lo studio del fatto letterario fuori dagli schemi storiografici, all'interno, invece, di schemi linguistici che riflettono il permanere o il mutare di certe situazioni storiche, quelle che Spitzer chiamava historical lines. Spitzer affronta la questione fondamentale dell'influenza letteraria e del rapporto genealogico tra individualità artistiche (ad esempio Pulci << Rabelais >> letteratura francese del mot juste). Ogni sistema solare è attraversato da diverse linee storiche di idee la cui intersezione produce il clima particolare in cui matura la grande opera d'arte.
Erich Auerbach (1892 – 1957). Il suo capolavoro critico è Mimesis, nato da uno sforzo immenso di comprensione e memorizzazione. Auerbach, del tutto privo di risorse bibliografiche, utilizzò la solitudine dell'esilio turco (a Istanbul) per meditare sul senso della tradizione occidentale. Diverso da Curtius, che mirava al grande quadro storico, Auerbach analizza minuziosamente pochi frammenti, convinto che nel microcosmo della pagina letteraria possano trovarsi gli elementi fondamentali di una intera epoca storica e che l'esame stilistico di una singola opera riveli lo spirito di un intero periodo. Diversamente da Curtius, Auerbach si interessa anche di letteratura volgare, di cui dimosterà il progressivo allontanarsi dalla latinità: se la latinità era dominata dalla distinzione retorica di stile alto, medio e basso, l'evo cristiano si caratterizza per la mescolanza di stili, ispirata dal modello del Vangelo.
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letterature comparate
- Docente: Domenico Tanteri
- Titolo del libro: Letteratura comparata
- Autore del libro: Nicola Gardini
- Editore: Nuova Italia
- Anno pubblicazione: 2003
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