Lo sperimentalismo dei generi nel medioevo
DANTE E I GENERI MEDIEVALI: L'INTERPRETAZIONE DI BARÀNSKI. Il fatto che il medioevo non abbia conosciuto una vera teoria dei generi non è un segno di debolezza. È invece il segno del vibrante sperimentalismo dell'epoca, che si espresse in una infinità di forme ibride e nell'uso tutto nuovo del volgare. La Commedia di Dante Alighieri è certamente l'esempio più alto, più inventivo, più grandioso di ciò. L'opera di Dante è il frutto di una cultura letteraria che non riconosceva nell'applicazione di regole aprioristiche la riuscita di un testo. Dante è alla continua ricerca di novitas, di straordinarietà, che non sarebbe nata con una idea restrittiva di letteratura; ma l'idea medievale di letteratura era ampia e variegata. Ricondurre le proprietà di un particolare testo ad un unico genere non è concepibile per un uomo del medioevo. La stessa Commedia è chiamata comedia, sacrato poema, canzon, cantica, eccetera, che sintetizza l'amore dell'epoca per l'ibrido, il polivalente. Il medioevo organizza la sua letteratura sulla proliferazione di modelli possibili non sulla imposizione di modelli assoluti. Quello che per noi appare confusione per loro è ricca complessità. Classificare e ordinare per loro era un'operazione orizzontale, non verticale; nascevano dunque sovrapposizioni, non gerarchie.
Ogni testo è unico e la sua unicità si definisce in rapporto non ad una serie di testi simili ma a tutta la tradizione, antica e presente. Dante ha deliberatamente manomesso tutte le categorie letterarie del suo tempo per sancire la sua autonomia e la sua autorità: nel De Vulgari Eloquentia difende la dottrina dei tre stili ma nella Commedia se ne allontana in modo spettacolare affermando la sua indipendenza artistica. Delle numerose categorie secondo le quali i testi medievali possono essere classificati, tre si applicano in particolare all'opera dantesca:
- Distinzione tra clus e leu. Nella Vita Nova adotta tipicamente il trobar leu ma nella Commedia alterna clus e leu a seconda della differenza della materia trattata.
- I genera dicendi (la teoria dei tre stili). È di massima importanza per la lingua della Commedia. Compare nel De Vulgari Eloquentia al posto della differenza tra clus e leu, e consente una più articolata classificazione dei testi volgari, in primis quelli danteschi. Dante voleva dimostrare che la lingua e la letteratura erano sistemi profondamente codificati e ordinati, capaci di fornire modelli per l'organizzazione della società. Naturalmente la posizione del De Vulgari Eloquentia è estremamente artificiale e parla di uno stato ideale, non reale. Nella Commedia il pluristilismo diventa regola e la teoria dei tre stili diventa l'obiettivo polemico del poeta creatore.
- Il sistema degli auctores (modelli letterari antichi e moderni).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letterature comparate
- Docente: Domenico Tanteri
- Titolo del libro: Letteratura comparata
- Autore del libro: Nicola Gardini
- Editore: Nuova Italia
- Anno pubblicazione: 2003
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