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La colonizzazione nei cultural studies


Messo in crisi il canone, alcuni scrittori francesi e inglesi hanno sollevato una polemica sulla colonizzazione. Alcune nazioni, africane, indiane, caraibiche, i neri d'America, oppressi dal colonialismo non hanno potuto difendere la loro identità culturale e per loro è stato impossibile identificare questa con i valoro sociali, etici ed artistici della letteratura degli oppressori colonialisti. Ci si pone dunque il problema di ridare voce a coloro che non ne hanno avuta per troppo tempo.
Negli Anni '30 era nato il movimento culturale della nègritude (termine coniato da Aimè Césaire nel 1947) guidato da neri e da bianchi come Sartre. È un movimento che assomma posizioni molto diverse, dal totale rifiuto della cultura bianca a riflessioni sincretistiche concilianti. Cèsaire fa presente come anche la fine del colonialismo non ha portato alla fine dei problemi perchè l'imposizione di una lingua straniera (soprattutto inglese e francese) e di un sistema educativo di stampo occidentale ha messo in serio pericolo la sopravvivenza delle tradizioni locali, letteratura compresa, che spesso veniva trasmessa oralmente.
Il problema era quindi se abbandonare la lingua dei colonizzatori o continuare ad adottarla. Chinua Achebe, nigeriano, e Derek Walcott, caraibico, dissero che usare la lingua coloniale era una necessità storica ma che avrebbero usato questa come mezzo di denuncia e protesta.
In comparatistica lo studio della produzione letteraria delle ex colonie è detta postcoloniale, termine preso da un'opera di Rushdie, L'impero risponde. Entra nel postcoloniale spesso anche la letteratura prodotta durante il colonialismo sia da parte dei colonizzati sia da parte dei colonizzatori (pensiamo a Kipling).
Edward Said produsse un'importante opera nel 1978: Orientalism. Qui spiega come l'Occidente si sia formato una sua idea dell'Oriente al solo fine di addomesticarlo in un'immagine dell'alterità in cui lo stesso occidente trovasse in negativo una idea della propria identità. In Culture and Imperialism Said dice che il romanzo ottocentesco è stato un importante veicolo di propaganda imperialistica proprio dove sembrerebbe il contrario, ad esempio in Cuore di Tenebra di Conrad.
Homi K. Bhabba ha dato una interpretazione interessante di postcoloniale. Superando la contraddizione tra ex colonizzatori ed ex colonizzati, prende in considerazione quelle personalità ibride che non fanno parte di nessuna delle due dimensioni. Figure di confine che recano istanze nazionali, sessuali e sociali innovative: Salman Rushdie, Henry Roth, Paul Celan eccetera.
Così il postcoloniale tratta finalmente questioni più ampie di identità e rapporti tra individui spalancando le porte ad una cultura nuova e ricca di contaminazioni.

Tratto da LETTERATURE COMPARATE di Gherardo Fabretti
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