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Il classicismo in Francia



Quella di classicismo è una nozione relativa. Il classicismo esiste in ogni epoca in opposizione ad una concezione complementare e antagonistica di modernità. Anche se i classicisti difendono la atemporalità del loro credo, l'eterna validità dell'estetica greco – romana e delle estetiche moderne basate su questa, in realtà non c'è classicismo senza modernismo.
Il classicismo è prescrittivo. Deve presupporre la validità dei suoi statuti prima di averla dimostrata. Confida nelle norme e nella grammatica, crede in una bellezza universale, valorizza la razionalità della composizione e depreca la soggettività dell'ispirazione, il genio, considerando l'opera superiore a chi l'ha creata.
Il classicismo c'è in ogni epoca ma nel Rinascimento e nel Settecento è particolarmente rappresentativo. Il Seicento conoscerà un rigurgito classicista in Francia in due tappe:
- Con La pratica del teatro dell'abate d'Aubigné, nel 1657, che ristabilisce le regole del teatro regolare sulla base dei modelli antichi.
- Dalla prima metà del regno di Luigi XIV fino al 1685 circa, in cui nascono le grandi opere del teatro classico francese e le teorizzazioni di Boileau e Rapin. L'Arte Poetica di Boileau è l'opera più rappresentativa e nella celebre querelle des anciens e des modernes, Boileau si schierò dalla parte dei moderni. Gli obiettivi polemici di Boileau erano la moda italianizzante e il barocco. Rifiutò così anche gli autori francesi non abbastanza francesi, come i lirici della Pléiade. Boileau non aggiunge nulla di nuovo ma crea quella “scuola del gusto” che tanta fortuna avrà con l'Illuminismo, nemica dell'amore per gli ornamenti studiati, tipica del barocco.
L'Illuminismo in effetti si attacca al Classicismo per la comune fede in una estetica razionale e si appoggia a regole vecchie di almeno un secolo, come visto prima. Ma non è una contraddizione perché il progressismo dei philosophes trova nel retrospettivismo classicistico una pedagogia bella e pronta, compatibile con il loro programma di creare a priori le condizioni della bellezza e di usare l'arte al fine di ammaestrare e procurare piacere.
La verosimiglianza è il lascito più grande del classicismo. Superiore al vero perchè più credibile dello stesso vero, metterà d'accordo autori diversissimi. Tutto questo razionalismo fa sì che nel Settecento la prosa abbia la meglio sulla poesia. Voltaire imputa l'emarginazione della poesia al predominio dell'esprit de géometrie, cioè alla costante applicazione di un metodo razionale. La metafora viene generalmente rifiutata e colpevolizzata per gli eccessi barocchi, rendendo la scrittura della poesia praticamente impossibile. Le questioni di maggiore importanza devono essere affrontate in prosa, che raffina in questo secolo le sue possibilità argomentative ed espressive, aprendosi ad una varietà infinita di temi. La poesia decade sempre di più ad arte esornativa. Il romanzo è il genere principe del Settecento.

Tratto da LETTERATURE COMPARATE di Gherardo Fabretti
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