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La morte in Diceria dell'untore - Bufalino -


È significativo che il protagonista di Diceria porti con sé alla Rocca poche cose dentro la cassetta militare, cose che divengono i Penati di un passato segnato dalla lontananza, mischiati ai ricordi affidati alla scrittura epistolare di una donna di cui non ricorda il nome né ha importanza saperlo: il suo ricordo nel farsi racconto è divenuto sogno vago e indefinibile. Bufalino parlava di Sesta Ronzon, di cui Marta si fa doppio e narratrice di un passato che non è suo, ma di Sesta appunto. Marta è, però, anche replicante dello scrittore – narratore, un Narciso che si rispecchia in lei con affettuoso compiacimento, trasfigurandola a sua volta in un ricordo – sogno che è due volte fittizio perché legato alla memoria di uno spettacolo e a quella di un'infanzia favolosa (p. 82). L'unico evento non mistificabile dal ricordo è la morte, come accade sempre con Marta (p. 30), e la sua scomparsa fisica coincide con la prese di coscienza della sua falsa identità (p.131) e quindi di una inattendibile memoria a lei relativa, che anche qui viene significativamente associata alla fittizia dimensione del cinema e della fotografia.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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