Storia della filosofia a partire dai presocratici a Platone con focus sulla teoria dell'anima secondo i maggiori filosofi della Grecia antica quali Empedocle, Socrate e il suo più illustre allievo Platone.
Le parole e i concetti della filosofia antica
di Carmine Ferrara
Storia della filosofia a partire dai presocratici a Platone con focus sulla teoria
dell'anima secondo i maggiori filosofi della Grecia antica quali Empedocle,
Socrate e il suo più illustre allievo Platone.
Università: Università degli Studi di Salerno
Facoltà: Lettere e Filosofia
Corso: Filosofia
Esame: Storia della filosofia antica
Docente: Franco Ferrari1. Il termine "presocratici"
Tale termine è una categoria storiografica moderna (non esiste infatti l’utilizzo di questo termine presso gli
antichi) il cui uso si è diffuso a partire dal ’700 – ’800. Fu il filologo classico tedesco Hermann Diels, in
un’opera pubblicata nel 1903 dal titolo “Frammenti dei presocratici”, in cui raccoglie testimonianze e
frammenti di autori precedenti a Socrate, ad ammettere definitivamente nella terminologia tecnica il termine
“presocratici” per indicare tutti quei filosofi che sono vissuti tra la fine del VII secolo fino a Platone (428 –
348).
Poiché di loro non si possiede alcuno scritto ufficiale (è Platone il primo autore filosofico di cui possediamo
direttamente le opere), conosciamo i presocratici solo per via indiretta.
Esistono due modi principali per conoscere il pensiero degli autori:
1. Per via diretta: si conosce un autore per via diretta quando siamo in possesso delle trascrizioni delle opere
di questi autori (avvenute per lo più in epoca medievale). Di Platone, ad esempio, possediamo l’intera opera,
mentre di Aristotele ne possediamo la gran parte.
2. Per via indiretta: si conosce un autore per via indiretta quando le sue opere vengono conosciute grazie alle
citazioni di autori successivi (Platone ed Aristotele in primis) e questi sono i filosofi presocratici. Gran parte
dei frammenti delle opere di Parmenide, uno dei più importanti presocratici, ci è pervenuta, ad esempio,
grazie a Simplicio, autore del VI secolo d.C., il quale estrae ampi passi dalle sue opere e le utilizza per
affermare le sue tesi.
Perché si è avvertito il bisogno di raccogliere i frammenti e le testimonianze dei presocratici?
L’opera di Hermann Diels ha il compito di facilitare il lavoro di consultazione delle opinioni dei
presocratici. Le informazioni riguardanti questi autori sono state tratte dai testi che li avevano citati.
È divisa in due sezioni: la “sezione A” che raccoglie i frammenti e la “sezione B” che raccoglie le
testimonianze.
Carmine Ferrara Sezione Appunti
Le parole e i concetti della filosofia antica
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Le parole e i concetti della filosofia antica 2. La dossografia
“Dossografia” (doxai – graphia, “scrittura delle opinioni”) è un termine di derivazione greca molto diffuso
in epoca moderna ed è una disciplina che si occupa della raccolta delle opinioni dei filosofi.
Tuttavia la dossografia non è una disciplina esclusivamente moderna: l’abitudine di raccogliere le opinioni
dei filosofi è una pratica che ha avuto uno sviluppo significativo già nell’antichità, soprattutto nell’ambito
della scuola di Aristotele.
Della diffusione di questa pratica già presso gli antichi greci ci dà testimonianza ancora una volta un’opera
di Hermann Diels del 1879, dal titolo “Dossografi greci”, nella quale presenta le raccolte di opinioni
filosofiche realizzate dai filosofi greci, ricostruendo a grandi linee il percorso della filosofia antica.
Primo punto da tener presente è l’esistenza, nel III secolo a.C., di un’opera dal titolo “Opinioni dei fisici” di
Teofrasto, allievo di Aristotele che raccolse in 18 libri le opere dei pensatori precedenti a Platone. È il primo
passo della tradizione dossografia. Oggi non abbiamo accesso diretto all’opera di Teofrasto (ne possediamo
solo un piccolo frammento). Diels ci informa inoltre del fatto che al I secolo a.C. risale un’opera, la cui
esistenza per molti è solo ipotetica (tanto è vero che non ne conserviamo alcun frammento), di un autore
anonimo, la cui composizione è ispirata in buona parte all’opera di Teofrasto e che è stata
convenzionalmente chiamata “Vetusta placita” (“Opinioni antichissime”). Nel I secolo d.C. circola un’altra
opera dossografia attribuita ad Aezio intitolata “Placita filosoforum” (“Raccolta delle opinioni dei filosofi”).
Nemmeno di quest’opera possediamo alcun frammento, ma autori successivi ad Aezio (come Ippolito, lo
pseudo-Galeno e lo pseudo-Plutarco) riportano, nelle loro opere dossografiche, di cui oggi possiamo
usufruire, intere pagine uguali tra loro e Diels ipotizza che siano state tratte dall’opera di Aezio.
Nonostante l’eco delle parole dei filosofi antichi del VII – V secolo a.C. risuoni solo molti secoli dopo, cioè
nel I secolo d.C., epoca a cui risalgono le prime opere dossografiche di cui possediamo testimonianza
diretta, non bisogna dimenticare che una parte delle informazioni riguardanti i presocratici ci vengono dalle
opere di Platone e Aristotele. E non a caso, come abbiamo già detto, la pratica della dossografia era molto
diffusa presso la scuola di Aristotele.
Il perché soprattutto nella scuola di Aristotele tale pratica era molto diffusa (se non addirittura essenziale) è
da ricercarsi in quello che per Aristotele è il concetto di verità: poiché la verità è talmente forte da
costringere gli uomini ad affermarla e, poiché è convinto che anche i suoi predecessori (che nel II libro della
“Metafisica” paragona a dei «pugili che combattono senza metodo»), in maniera parziale, forse non sempre
consapevole, hanno detto il vero, la discussione di qualsiasi problematica filosofica, secondo lo stagirita,
deve necessariamente essere preceduta dall’analisi attenta delle “éndoxa” (le opinioni degli autori più
autorevoli).
Come abbiamo già detto, le opinioni dei filosofi antichi vengono raccolte o grazie a frammenti tratti dalle
opere originali o grazie a testimonianze indirette. Sulle testimonianze è opportuno fare una considerazione di
prudenza: spesso chi dà testimonianza del pensiero di un autore, si esprime con il proprio linguaggio e le
proprie idee, e non è detto che siano gli stessi dell’autore. Ad esempio, citando Talete, Aristotele afferma
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