Gli ordini mendicanti e lo scontro ideologico con i secolari
Bonaventura, come abbiamo già accennato, fu frate francescano, quindi membro di uno dei due “Ordini Mendicanti” sorti all’inizio del secolo, precisamente l’ordine francescano fondato in Italia da Francesco d’Assisi, il cui stile di vita fu approvato nel 1209 da Innocenzo III, e la Regula nel 1223 da Onorio III. In tali Ordini, la Chiesa trovò un sostegno efficace per consolidare il suo ruolo egemonico e di controllo dello sviluppo culturale della Christianitas: nell’Ordine domenicano, vista la sua naturale vocazione all’approfondimento culturale e una meno problematica ambientazione dei suoi membri all’interno delle corporazioni universitarie, rinveniva un sostegno per l’ortodossia e l’unità del mondo cristiano, minate dal dilagare delle eresie soprattutto presso i ceti popolari; nell’Ordine francescano rinveniva, invece, l’invito a un universale ritorno del Cristianesimo alla perfezione spirituale e alla povertà evangelica della primitiva comunità apostolica, ma presto anche quest’Ordine dovette misurarsi con l’esigenza di consolidare sul piano teoretico l’autenticità cristiana della propria missione, in quanto agli inizi il movimento francescano era spesso assimilato ai movimenti popolari sospetti di eresia. Questa è la motivazione per cui i francescani ebbero dapprima rapporti più difficili con le università. Esponenti di entrambi gli Ordini non tardarono a farsi avanti sulla scena della vita universitaria, inizialmente patrimonio esclusivo del clero secolare.
I successi conseguiti dal proselitismo dei Mendicanti, con frequenti conversioni di studenti e maestri, si trasformarono presto in motivi di scontro ideologico con i secolari. Il conflitto giunse all’acme nel 1254, quando il secolare Guglielmo di Saint-Amour, facendosi portavoce del profondo malcontento contro i Mendicanti, li accusava di avere prevaricato le norme ecclesiastiche che riservavano ai soli sacerdoti la missione della predicazione e quindi anche dell’insegnamento, minando alle basi, da veri seguaci dell’Anticristo, la stabilità della gerarchia ecclesiastica. Una immediata risposta venne dai più eminenti maestri dei due Ordini, tra cui Bonaventura e l’amico domenicano Tommaso d’Aquino. L’autorevolezza di questi interventi portò a una prima conclusione del conflitto con la sospensione dall’insegnamento e l’esilio di Guglielmo di Saint-Amour. Ma questo non arginò la polemica, ripresa negli anni successivi fino agli inizi del Trecento da altri maestri secolari.
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Autore:
Carmine Ferrara
[Visita la sua tesi: "Il problema del male e del nulla nel ''De casu diaboli'' di Anselmo d'Aosta"]
- Università: Università degli Studi di Salerno
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Filosofia
- Esame: Seminario Specialistico Storico-Filosofico
- Docente: Francesco Tomatis
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