La catastrofe spagnola del 1700
Fu in questo contesto che la Francia e l'Inghilterra verso la fine del 1700 iniziarono a pensare seriamente alla catastrofe spagnola. Pur essendo la Spagna l'impero più longevo e il solo in grado di eguagliare Roma, esso diventò anche il modello di tutto ciò che un impero non avrebbe dovuto essere, visto sempre più come un esempio di tirannia inflessibile, illiberale e corrotta. La gran parte delle analisi inglesi e francesi concordava sulle ragioni principali di tale declino: la religione e l'onore. Troppo tardi gli spagnoli si accorsero che non era la capacità di reggere il prestigio internazionale con le armi né imporre la conformità religiosa a costituire per il mondo moderno la fonte del potere. Era la prosperità. I re spagnoli videro la ricchezza solo come una risorsa da convertire direttamente in forza militare. Agricoltura e commercio erano la prosperità, e ciò richiedeva liberalismo e liberalità economica che Francia e soprattutto Spagna, secondo Josiah Child, per via della loro natura assolutistica, erano restie a concedere. La religione, con la cacciata dei mori e degli ebrei, con la nefasta guerra olandese, avevano rovinato il paese. Troppo monolitica la Spagna per accettare un libero mercato, che a sua volta avrebbe comportato la creazione di un ordine virtualmente aperto a influenze politiche esterne, esponendo le colonie e la madrepatria al pericoloso contagio delle eresie. Lo stesso ambasciatore spagnolo Alonso Cardenas rispose ironicamente al conte di Clarendon nel 1652 che “chiedere la libertà dall'Inquisizione e il libero mercato nelle Indie sarebbe come chiedere i due occhi del sovrano”.
La riflessione inglese sulle condizioni dell'impero spagnolo allo stesso tempo più interessante e più fondata viene dallo scozzese Andrew Fletcher che scrisse a Napoli nel 1698 un Discorsi delle cose di Spagna. Fletcher non vuole dare una ricetta per la monarchia universale, giudicata deleteria, ma dare dei consigli alla Spagna per sorgere dalla sua crisi, consigli basati soprattutto sulla tolleranza religiosa e sull'affermazione del dominio commerciale sui mari, che avrebbe alla fine concesso al re spagnolo di annientare inglesi e olandesi. L'odio antinglese si ravvisa chiaramente ma del resto Fletcher è scozzese ma la sua posizione volutamente esagerata voleva forse essere un tentativo di mettere fine al timore di una interminabile guerra commerciale tra europei o quello di avvertire inglesi e olandesi del pericolo che la Spagna ancora incarnava nonostante fosse in condizioni poco adatte ad una ripresa. Fletcher in un'altra opera auspica la creazione di un equilibrio di potenze tra dieci blocchi militari ugualei, basati su un sistema federale di raggio europeo, di cui il nuovo impero spagnolo avrebbe formato una parte. Niente di plausibile per l'Europa del primo decennio del 1700.
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Autore:
Gherardo Fabretti
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia moderna
- Docente: Gino Longhitano
- Titolo del libro: Signori del Mondo
- Autore del libro: Anthony Pagden
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1995
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