Juan Ginès de Sepùlveda e Juan Nix e la bolla papale
L'argomento della bolla papale non fu certo abbandonato, anzi. Fu Juan Ginès de Sepùlveda a trasformare quelle che nelle bolle papali appariva come una “semplice” ingiunzione alla cristianizzazione in un diritto alla conquista al fine di portare la civiltà. Sepulveda nel De regno et regis officio, faceva sue le teorie aristoteliche della schiavitù per natura distinguendo fra tre categorie di nazione: adatte al governo civile; capaci di amministrare i propri affari ma non in grado di occuparsi degli altri; quelle i cui costumi sociali violavano la legge di natura in modo tale da renderle barbare e disumane. Gli indigeni appartenevano ovviamente alla terza categoria e dovevano essere conquistati dalla prima tipologia, la Spagna, nominata per volere di Dio da papa Alessandro VI. Ma l'opera di Sepulveda fu accolta con freddezza perchè il netto declino della Spagna nel corso del 1500 la spinse ad una maggiore prudenza, direttamente proporzionale al numero delle sconfitte belliche. Ruolo non minore ebbe pure la paura regia per lo stradominio dei conquistadores, che portò la Corona ad un ridimensionamento dell'erocità della pubblicistica coloniale, tentando di ridurre la portata delle conquiste nell'immaginario collettivo.
Addirittura Juan Nix, nel 1782, cercò di distinguere, per fare fronte alle accuse illuministe, la colonizzazione spagnola dai furti, dalle violenze, dalle ruberie, dalle usurpazioni e dalle piraterie, riformulando grottescamente le parole di Las Casas, arrivando ad affermare che erano stati gli stessi indigeni a gettarsi ai piedi dei conquistadores implorandoli di entrare a far parte di una società che rendeva gli uomini così buoni e umani. Nix affermò che il mondo americano era ormai una unica comunità di europei e indiani, eredi di quell'iniziale atto di sottomissione. È chiaro il suo tentativo di lasciar intendere che qualsiasi fossero stati in origine le rivendicazioni della corona castigliana, essi si trovavano lì ormai per semplice usucapione. Tutti quelli che partecipavano al dibattito ormai nel 1700 riconoscevano comunque che gli imperi europei esistevano da troppo tempo perchè se ne potesse chiedere l'allontanamento: tutti, indigeni e coloni erano invischiati in un processo socioeconomico da cui dipendevano, volenti o nolenti. Ciò portò poi al dibattito sulla natura giuridica delle colonie e sul loro futuro, con gli sviluppi che poi racconteremo.
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Autore:
Gherardo Fabretti
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia moderna
- Docente: Gino Longhitano
- Titolo del libro: Signori del Mondo
- Autore del libro: Anthony Pagden
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1995
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