L’essere come Ereignis
Ma proprio quando l’uomo riconosce che la tecnica non è più strumento nelle mani dell’uomo, ma imposizione che rende ogni ente un materiale di consumo, proprio nel Gestell c’è la possibilità di comprendere che l’essere è un qualcosa che si dà al di là di qualsiasi intenzionalità umana. Attraverso l’imporsi all’uomo della consapevolezza del darsi impositivo della tecnica c’è un primo lampeggiare dell’Ereignis (evento) e diventa possibile superare il nichilismo.
L’essere non è una sostanza o un soggetto come il pensiero occidentale lo ha tradizionalmente inteso. L’Ereignis ci dice che l’essere è un darsi non ipostatizzabile e indica la mobilità dell’essere. In esso la coappartenenza tra essere e pensiero è ulteriormente ribadita. Nell’intendere il darsi dell’essere come Ereignis, infatti, si dà una relazione di proprietà: l’uomo nel porsi in ascolto prende possesso della propria identità ipseistica. Inoltre, quanto più l’uomo si appropria di sé, tanto più si “transpropria” nell’essere.
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Autore:
Carmine Ferrara
[Visita la sua tesi: "Il problema del male e del nulla nel ''De casu diaboli'' di Anselmo d'Aosta"]
- Università: Università degli Studi di Salerno
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Filosofia
- Esame: Filosofia teoretica
- Docente: Francesco Tomatis
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