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La società geografica italiana


Per Kant, la geografia ha un valore soprattutto formativo. Essa supplisce i viaggi ed estende le nostre conoscenze. Ci rende cittadini del mondo e ci mette in relazione con i paesi più remoti. Da qui, parte la riflessione di Ritter, che non si allontana mai dall’Europa e che è un geografo da tavolino più che un esploratore come von Humboldt.
Per Ritter, la visione del mondo è teleologica (Dio vi ha stabilito un fine), con una centralità dell’uomo che rispecchia la finalità divina. La geografia è, invece, quel settore della scienza che tratta del globo in tutti i suoi aspetti, fenomeni e relazioni come un’unità indipendente e mostra le connessioni al suo interno. La geografia fisica ritteriana è descrittiva ed il suo scopo è quello di sottolineare le leggi generali che regolano la diversità della natura. Ritter, inoltre, non è stato il primo a tenere un corso universitario di geografia ma ha fondato una vera e propria scuola.
La prima associazione con interessi geografici è stata l’Accademia Cosmografica degli Argonauti, fondata a Venezia da Coronelli verso la fine del Seicento. In Inghilterra e Francia, dal canto loro, vengono fondate le Accademie reali della scienza in cui ci si occupava anche ma non esclusivamente di geografia. La prima accademia dedicata alla sola geografia è quella francese, la Société Geographique de Paris, fondata nel 1821, seguita poi da quella berlinese e da quella inglese.
Probabilmente proprio per la frammentazione politica del territorio, prima dell’unità nazionale in Italia (1861) non si formano istituzioni geografiche importanti. Si registra anche un’aridità descrittiva e enumerativa per la geografia. Vi sono più che altro inchieste e ricerche coltivate dai tecnici che realizzano una specie di pianificazione territoriale per i vari governi dei principati italiani. Questa corrente, iniziata nel Settecento, prosegue nella prima metà dell’Ottocento ad opera di uomini come Carlo Afan de Rivera, che al servizio dello stato borbonico progetta una serie di lavori pubblici relativi alla rete stradale e alle opere idrauliche. La progettazione dei suoi lavori è inserita nel quadro regionale, in un equilibrio tra le componenti geografiche e in modo che gli interventi non turbino l’ambiente ma lo migliorino in modo armonico.
La Società Geografica Italiana è stata fondata nel 1867, con sede a Firenze che all’epoca ne era la capitale. Tra gli scopi, vi era il progresso delle conoscenze geografiche, per contribuire in particolare alle esplorazioni delle terre coloniali. L’Africa è il continente verso cui si indirizzano maggiormente le spedizioni organizzate dalla società. Le esigenze politiche e lo spirito geografico del tempo si identificano nella persona di Cesare Correnti. Egli è il secondo presidente della Società Geografica che aveva contribuito a fondare. La sua spinta determina due passi importanti. Il primo è la partecipazione degli italiani ad un congresso geografico internazionale. Il secondo è la promozione di spedizioni di esplorazione, sopratutto in Africa. L’attività di esplorazione diventa così la preoccupazione prevalente degli studi geografici dell’epoca, tanto che i geografi non esploratori sono tacciati di essere amanuensi da tavolino. Tutta l’attenzione dell’opinione pubblica si risveglia quando il Correnti promuove una grande spedizione in Africa orientale. Un’altra spedizione minore si reca in Tunisia. Nel Correnti vi è soprattutto la preoccupazione di rimanere indietro rispetto alle altre nazioni europee, intente a suddividersi il continente africano. Ma l’indirizzo governativo non concorda con il Correnti, che viene costretto alle dimissioni di presidente della Società Geografica, non per motivi scientifici ma politici.
Nel XX secolo, l’interesse economico degli imprenditori del Nord Italia porta alla fondazione di una nuova società geografica, in quanto strumento tecnico e conoscitivo. È la Società di Esplorazione Commerciale in Africa.
Per quanto riguarda i congressi internazionali, essi avevano come scopo lo scambio delle informazioni. I congressi inizialmente raccolgono varie comunicazioni, dalla cosmografia alla meteorologia.
Nel 1922, si costituisce la UGI, ovvero l’Unione Geografica Italiana.
La geografia tedesca ha avuto un posto dominante nel panorama europeo e mondiale dell’Ottocento, ma dopo la morte dei due principali protagonisti, Humboldt e Ritter, si divide in due orientamenti in polemica tra loro. I discepoli ritteriani più fedeli si basano sugli aspetti storico-umanistici della geografia. Tra questi, vi sono il Guthe e il Kiepert. L’altro orientamento è capeggiato da Oscar Peschel e si concentra sullo studio comparativo delle forme del terreno, ignorandone però l’influenza della storia dell’uomo. Peschel studia anche i popoli e la loro distribuzione.

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