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I viaggi del XVII sec. e le scoperte di nuove terre




Gli ultimi grandi viaggi del XVIII secolo scoprono poche nuove terre, ma permettono di accertare la vastità degli oceani. Ormai non si mira più a scoprire nuove terre ma a conoscere meglio quelle già scoperte. Per la progettazione delle carte, si sperimenta il metodo della triangolazione, misurando un arco di meridiano: da qui si passerà al rilevamento topografico, criterio sostituito solo con l’aereofotogrammetria. Il rilievo è rappresentato dai monticelli disegnati, chiamati mucchi di talpa.
Nella seconda metà del Settecento, inoltre, viene redatta la prima carta topografica a grande scala di un intero stato da Cassini di Thury (o Cassini III).
Gli stati con un forte potere centrale sentono l’esigenza di un repertorio più preciso e completo, perciò i progressi della scienza cartografica vengono chiamati al servizio dell’erario. Il catasto, che era già una raccolta di notizie e dati, diventa ora geometrico, accompagnato cioè da una carta planimetrica (in scala).
In questo periodo il rapporto tra natura e uomo è visto soprattutto nell’ottica dell’influenza della natura dominante sulla vita dell’uomo. Ci si dedica così ad un’accurata indagine sul clima come agente fondamentale della storia dei popoli e del loro sviluppo produttivo. Si avanzano, in forma di vere e proprie leggi, ipotesi sull’incidenza dei climi caldi sul sottosviluppo dei paesi tropicali e del benefico influsso dei climi temperati sui popoli, considerati più civili, dell’Europa.

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