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3D nella visione artificiale. Bersaglio visivo


La domanda che in IA ci si deve porre corrisponde quindi a questa: è davvero necessario computare una sequenza di rappresentazioni per ricostruire il mondo 3D?
Il problema in generale sembra allora in questo modo mal posto. Quello che forse sarebbe più “adeguato” fare è costruire un agente che sia in grado di rispondere in tempo reale alla dinamica dell’ambiente. La visione diventa allora solo una parte di un processo più generale definito da Neisser come “azione-percezione”. La visione in questo modo si configurerà via via che la percezione-azione dovrà rispondere a esigenze concrete provenienti dalle richieste del mondo esterno. La ricostruzione dettaglia del mondo in 3D risulta essere per questo motivo un procedimento che mette il bastone tra le ruote per la ricerca di meccanismi che consentano interazioni rapide e adattative con l’ambiente. Bisognerà allora impiegare strategie che diano la possibilità di cogliere l’ambiente nel modo migliore e in tempo reale. Una di queste è ad esempio la “selezione del bersaglio visivo”. Attraverso di essa, che in certa misura corrisponde al comportamento visivo umano, è possibile cogliere dei punti di maggior cospicuità ossia tutti e solo quei punti che risultano essere più chiari e permettono una “sintesi” della visone; in questo modo si ha la possibilità di focalizzare l’attenzione sui punti più salienti dell’immagine, ossia quei punti attraverso i quali è possibile, anche se non in maniera scrupolosamente dettagliata, cogliere l’immagine nel suo insieme.

Tratto da INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Carlo Cilia
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